Grand Hotel di Vicki Baum edito da Sellerio Editore Palermo
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Grand Hotel

Collana:
La memoria
A cura di:
M. Rubino
Data di Pubblicazione:
26 novembre 2009
EAN:

9788838924484

ISBN:

8838924481

Pagine:
426
Formato:
brossura
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Trama Grand Hotel

"Grand Hotel", della austriaca Vicki Baum, è stato uno dei primi best seller internazionali. Pubblicato in Germania nel 1929, presto tradotto in tutta Europa, già nel 1932 era diventato quel film da Oscar (con Greta Garbo e John Barrymore) che oggi ricordiamo meglio del romanzo che ne era all'origine: con la battuta finale -"Grand Hotel, gente che va, gente che viene" - che volgarizzava la fine del libro: "Si entra, si esce... si entra, si esce... si entra, si esce... D'altro canto, è cosi che è la vita". Difatti è l'ambientazione - il Grand Hotel, appunto, in quegli anni simbolo popolare di vita privilegiata e moderna, sogno di massa -, il principale fattore, forse, del grande successo di lettori. "Gli hotel offrono opportunità infinite asserisce la scrittrice Monica Ali -. Ogni ospite potenzialmente ha una storia. Altre storie nascono quando gli ospiti interagiscono. Basta il ruotare di una porta girevole. "Grand Hotel", di Vicki Baum, dimostra questo principio alla perfezione. Sei persone si fermano in un albergo e nei successivi cinque giorni le loro vite si intrecciano. Il romanzo si muove tra personaggi storie e luoghi diversi e solo il "Grand Hotel" fa da collante a tutti questi frammenti. Un movimento frenetico, che trascina il tragico passato di ciascun personaggio in un'apparente pausa del presente in cui al contrario i destini si compiono.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 1 recensione

Grand HotelDi T. Paola-28 luglio 2011

Lo suggerisce anche la copertina, ma è essenziale dopo aver letto il libro guardare anche il film. Uno di quei film del mio immaginario privato, rimastomi incollato per quella bellissima battuta finale: "Grand Hotel, gente che va gente che viene. Tutto senza scopo" (questa è la versione del film italiano, mentre nell'originale la voce fuori campo diceva "Grand Hotel... Always the same. People come, people go. Nothing ever happens. ") . Mentre, qui, nel libro, uno scopo ce l'hanno i sei personaggi in cerca di Vedremo di capire cosa. Ma cercano, il dottore, la ballerina, il barone, il direttore generale, il contabile e quella che con termini attuali potremmo chiamare "escort". Uno scopo, un modo di esistere, un modo di fuggire i propri fantasmi personali (e tutti li hanno) . Il dottore che non si rassegna di non essere morto in guerra e di continuare a vivere con la faccia deturpata. La ballerina sul viale del tramonto, di cui ben vede i contorni, ma che, come tutta la gente di spettacolo, non sa come affrontare; e l'amore del pur giovane barone darà forza ad affrontare quel viale che in altri film ben fu presentato. Il direttore generale, messo in un posto che non è capace ad affrontare, con l'ombra del suocero su ogni sua azione, che cerca di affermare le proprie esigenze, ma che (con critica feroce) la Baum demolirà pagina dopo pagina. Il barone, spiantato, bello e senza quattrini, ma con un animo pieno a volte di slanci impensati, quasi di pietà; pietà per la ballerina, che poi si trasmuta in amore, pietà per il contabile, in fondo pietà anche verso il sé stesso che è diventato (ed un inciso, anche lui un po' da chicca: durante una scorribanda in macchina con la ballerina, imbocca il lungo rettifilo della prima autostrada a pedaggio del mondo, l'AVUS di Berlino, a me ben noto come sede di uno dei primi Gran Premi automobilistici di F1, anche se ante-literam, vinto da quel grande pilota tedesco che era Rudi Caracciola, il primo ad essere soprannominato "mago della pioggia") . Il contabile, l'unico che sa veramente cosa vuole cercare, ma non sa cos'è; quella vita che i dottori hanno detto ormai breve, ma che con la sua brevità lo porta a rovesciare tutte le sue abitudini, tutti i suoi luoghi comuni. Cosa si finge a fare di mantenere i cocci, quando non si saprà come riempirli. E per chi e per cosa riempirli. La segretaria (escortabile) che cerca un modo di agganciare un futuro improbabile, laddove l'unica sua risorsa è il suo bel corpo (e ben ricordiamo in ciò la giovanissima Crawford, certo un po' tagliata dal perbenismo hollywoodiano) . Non si possono dimenticare poi tutti i caratteristi che affollano il palcoscenico alberghiero. Clienti di passaggio subito dimenticati. Portieri di giorno e di notte. Il direttore, con la sua aria assente, ma che tutto sa, vede, conosce. Le cameriere ai piani. Il ragazzo dell'ascensore. Ed alla fine, lui, il vero protagonista, come ben sottolinea l'interessante post-fazione di Mario Rubino, cioè l'albergo. Anzi il Grand Hotel, come lo ribattezzeranno gli americani. Perché è lui che è sempre presente, con la hall e le sue poltrone dove il dottore passa le sue giornate. Con la sala da ballo dove il barone cerca di spiegare il senso della vita al contabile. Con il giardino dove si passeggia. Ma soprattutto, con quella sua porta girevole, che gira, gira, gira, facendo entrare ed uscire le persone. Che saranno cambiate da queste entrate ed uscite. Perché tutti cercano, bene o male, la vita. La storia non la racconto più di così. Chi ha visto il film la sa. Chi non l'ha visto la legga. Certo è ben lunghetta, e costellata anche da digressioni, che l'autrice fa sulla vita e sul sociale di questa Berlino del 1929. Ma interessante e godibilmente da leggere. In fondo, siamo d'accordo con la Baum, quando si definisce "una scrittrice di prim'ordine fra quelle di seconda qualità". Ed alla fine, rubandolo ad altri contesti, possiamo chiudere dicendo, le persone passano, gli alberghi restano.