Sulla Germania totalitaria di Simone Weil edito da Adelphi

Sulla Germania totalitaria

Editore:

Adelphi

Edizione:
2
A cura di:
G. Gaeta
Data di Pubblicazione:
29 gennaio 1990
EAN:

9788845907364

ISBN:

8845907368

Pagine:
316
Formato:
brossura
Argomenti:
Strutture politiche: totalitarismo e dittatura, Fascismo e Nazismo
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4 di 5 su 2 recensioni

Sulla Germania totalitariaDi c. lello-19 maggio 2011

Durissimo attacco ai valori occidentali interpretati in ordine della loro affiliazione all'Impero romano. La Weil espone tutto il suo orrore per la storia, la politica, la società e la cultura romana, delle quali salva poco o niente e riflette amaramente che su di essa si basa invece più di metà della cosiddetta cultura umanistica che impregna di sé l'Occidente. In questo suo attacco ai valori fondanti dell'Occidente ella comprende anche due figure 'sacre' della storia di Francia: Luigi XIV, il despota che ha insanguinato l'Europa della seconda metà del seicento con le sue ambizioni di potere mondiale e Napoleone, che ne ha ripetuto le gesta, su scala anche più vasta all'inizio dell'Ottocento. L'attacco è così serrato da apparire preordinato, ma la vastità delle citazioni della Weil è amplissima e dimostra quanto abbia approfondito le sue riflessioni confrontandosi con le testimonianze degli autori classici. Qui, tra l'altro, nasce un'altra amara riflessione, sul fatto che lo storico, nell'esaminare i documenti deve andare alla ricerca, tra le righe, del pensiero e delle testimonianze dei vinti, giacché la storia è sempre storia dei vincitori

sulla Germania totalitariaDi F. Benito Maria Emanuele-18 novembre 2010

Questo volume raccoglie una serie di saggi ed interventi dell'autrice che ruotano intorno alla situazione politica della Germania negli anni 30. La prima parte, che risale al 1932-33, concentra l'attenzione sulla lotta politica alla vigilia della presa di potere di Hitler (gennaio-marzo 1933) e cerca di comprendere le ragioni del fallimento dei partiti operai tedeschi (socialdemocratico e comunista) nella loro opposizione ai nazisti. La critica della Weil è spietata: da un lato i socialdemocratici, per la seconda volta in meno di vent'anni (dopo l'agosto 1914) , pur costituendo la formazione politica più organizzata e con maggior seguito, cedono senza combattere di fronte alla minaccia della reazione, paralizzati dall'assenza di strategia e di progetti. Dall'altro il partito comunista, troppo ligio alle direttive della Terza Internazionale, teleguidato da Mosca e più interessato a combattere i socialdemocratici (socialfascisti) che a fare fronte comune con loro contro i nazisti. Tutta la seconda parte, che risale alla fine del 1939, cioè quando la guerra era già scoppiata, è costituita da un lungo saggio in cui la Weil riflette sulla natura del nazismo, ma in un nodo del tutto particolare, cercandone cioè le ascendenze nella tradizione politica occidentale che risale a Roma antica. La Weil infatti, non analizza i caratteri specifici del nazismo, della figura di Hitler o i suoi proclami politici, ma istituisce un confronto tra l'idea di Stato sorta con Roma e le successive incarnazioni che questa ha avuto nei millenni successivi. Simone Weil espone tutto il suo orrore per la storia, la politica, la società e la cultura romana, delle quali salva poco o niente e riflette amaramente che su di essa si basa invece più di metà della cosiddetta cultura umanistica che impregna di sé l'Occidente. In questo suo attacco ai valori fondanti dell'Occidente ella comprende anche due figure 'sacre' della storia di Francia: Luigi XIV, il despota che ha insanguinato l'Europa della seconda metà del seicento con le sue ambizioni di potere mondiale e Napoleone, che ne ha ripetuto le gesta, su scala anche più vasta all'inizio dell'Ottocento. L'attacco è così serrato da apparire preordinato, ma la vastità delle citazioni della Weil è amplissima e dimostra quanto abbia approfondito le sue riflessioni confrontandosi con le testimonianze degli autori classici. Qui, tra l'altro, nasce un'altra amara riflessione, sul fatto che lo storico, nell'esaminare i documenti deve andare alla ricerca, tra le righe, del pensiero e delle testimonianze dei vinti, giacché la storia è sempre storia dei vincitori