Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia di Domenico Quirico edito da Mondadori

Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia

Editore:

Mondadori

Collana:
Oscar storia
Data di Pubblicazione:
3 aprile 2007
EAN:

9788804566175

ISBN:

8804566175

Pagine:
411
Formato:
brossura
Argomenti:
Storia d'Italia, Biografie: personaggi storici, politici e militari
Acquistabile con la

Descrizione Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia

Nel secolo che va dalle guerre d'indipendenza al secondo conflitto mondiale, i generali hanno contribuito in modo sostanziale a fare e a disfare l'Italia. Tuttavia, non esiste una storia complessiva del loro operato, dei meccanismi con cui venivano selezionati, dell'ideologia che li muoveva. Quando guidarono i primi eserciti dei Regno d'Italia erano nobili orgogliosi del mestiere della guerra. Poi, a poco a poco, la borghesia fece capitolare anche questa trincea con tenacia e carrierismo. Tutti, comunque, furono obbedientissimi al potere politico: monarchico, liberale, fascista. Che in cambio del loro braccio, utile soprattutto contro i nemici interni - dai briganti ai socialisti - li coprì di medaglie e di scintillanti incarichi ministeriali. Domenico Quirico ripercorre le vicende della classe dei generali italiani, sottolineandone la natura corporativa, pronta a mettere da parte le feroci lotte intestine pur di difendere i propri privilegi. Una storia di clan, di tribù, raccontata attraverso biografie esemplari, un libro disincantato che esplora un universo a parte, in cui i nostri generali combatterono guerre troppo spesso diverse da quelle dei loro soldati.

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1 di 5 su 1 recensione

GeneraliDi O. Paolo-2 aprile 2011

Pessimo, veramente e indubitabilmente pessimo. Ecco come NON vanno scritti i saggi storici. L'idea era ottima, raccontare senza retorica patria ma in modo sereno imprese e disonori dei capi dell'esercito italiano degli ultimi due secoli. Peccato che Quirico scriva malissimo. Cioè, scrive bene e lo sa. Per cui si lascia andare a un linguaggio retorico, sussiegoso, sornione, volutamente ricercato, ricco di ipotattiche, subordinate e incisi, che non fa capire davvero niente al lettore. E in più fa quello che nessuno storico e nessun giornalista (e lui è entrambe le cose) deve fare: dà per scontati i fatti. Non riassume le vicende storiche, non ricorda le guerre, le battaglie, niente: passa direttamente al commento delle gesta dei generali. Illeggibile, l'ho mollato per disperazione, e io sono uno che i libri si fa un punto d'onore di finirli.