Galíndez

La mattina del 12 marzo 1956, in mezzo al traffico della Fifth Avenue veniva rapito Jesús de Galíndez. Giornalista, leader storico del partito nazionale basco in esilio, Galíndez si era rifugiato a Santo Domingo e poi a New York dove alla Columbia University svolge, per la sua tesi di dottorato, una ricerca su Rafael Trujillo, il dittatore di Santo Domingo, denunciandone la violenza. Il titolo del lavoro era «L’era di Trujillo: studio di una dittatura latino-americana». Temendo la pubblicazione della tesi il dittatore Trujillo, con l’acquiescenza della CIA ordina il rapimento di Galíndez. Si saprà solo anni dopo che il desaparecido, dopo essere stato torturato, è stato ucciso. Vázquez Montalbán rimase impressionato da questa vicenda, al punto da dedicarvi anni di studio. Il libro che ne scaturì non è però una ricostruzione storica o un saggio sui regimi totalitari, ma un vero e proprio romanzo. Siamo alla fine degli anni Ottanta; Muriel, coraggiosa ragazza americana, decide di occuparsi per la sua tesi di laurea della vicenda di Jesús Galíndez. Comincia così a studiare il caso, a interrogare documenti e persone, a ripercorrere le tracce dell’uomo avvicinandosi a una verità che diventa via via sempre più pericolosa. Presto coinvolta emotivamente e mossa da passione per la ricerca non meno che da motivazioni etiche, la ragazza si accorge di essere controllata dalla Cia. Si ripete così la vicenda dell’oggetto dei suoi studi in un vortice tra realtà e finzione che, ammette Vázquez Montalbán, gli è stato ispirato da Sciascia. Un romanzo civile la cui forza risiede nella struttura originale e complessa: i documenti si alternano alla voce del narratore, le riflessioni di Muriel a quelle dell’oggetto della sua indagine.