Finis vitae. La morte cerebrale è ancora vita?
- Editore:
Rubbettino
- Collana:
- Saggi
- Data di Pubblicazione:
- 30 dicembre 2007
- EAN:
9788849820263
- ISBN:
8849820267
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- Bioetica
Descrizione Finis vitae. La morte cerebrale è ancora vita?
Nell'agosto del 1968 un comitato "ad hoc" istituito dalla Harvard Medical School, propose una ridefinizione del tradizionale concetto di morte, fondato sulla cessazione delle attività cardio-polmonari. Secondo i nuovi criteri, che giustificavano ogni tipo di trapianti, per l'accertamento della morte sarebbe sufficiente un riscontro strettamente neurologico: la definitiva cessazione delle funzioni del cervello, definito coma "irreversibile". Questi criteri neurologici, fatti propri da molti legislatori occidentali, sembrano aver oggi perduto la giustificazione scientifica sulla quale era stato inizialmente fondato il loro impiego. Nel corso degli anni dalla loro prima applicazione hanno fatto la loro comparsa numerose evidenze cliniche, che sono risultate inesplicabili alla luce dei dati scientifici, hanno sollevato interrogativi innanzitutto di natura medico-biologica, ma anche etico-filosofica, teologica, giuridica - ed hanno contribuito a riaprire un dibattito apparentemente concluso da tempo. Mentre la discussione sull'intera materia è vivace in Germania, Giappone, Gran Bretagna e Stati Uniti d'America, in Italia la questione è ancora poco approfondita. La raccolta di studi Finis Vitae. Is Brain Death Still Life? (Roma, 2006) presentati ora in traduzione italiana, intende fornire una accurata ricostruzione di tale dibattito e suggerire una attenta revisione del concetto di morte cerebrale.
Recensioni degli utenti
Il mistero della morte e della vita-9 dicembre 2010
Il libro rappresenta un ottimo strumento per coloro che volessero capire meglio cosa sia la morte cerebrale. Affronta il problema sia da un punto di vista medico, sia filosofico, teologico e anche giuridico. Lo consiglio come strumento, oltre che di cultura, anche di riflessione, poichè fa meditare molto sul valore della vita e sulla relatività del concetto di morte cerebrale, che in base al punto di vista filosofico e teologico con cui viene analizzato coincide e non coincide alla reale morte del paziente. Gli autori lasciano al lettore la possibilità di dare una risposta sia affermativa sia negativa alla domanda che propongono come titolo, indirizzandoli però verso una essenziale, a mio parere, coerenza filosofica.