Fima di Amos Oz edito da Feltrinelli

Fima

Editore:

Feltrinelli

Traduttore:
Kaminski S., Loewenthal E.
Data di Pubblicazione:
18 giugno 2007
EAN:

9788807818042

ISBN:

8807818043

Pagine:
295
Formato:
brossura
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Trama Fima

Efraim Numberg, detto Fima, ha cinquantaquattro anni e vive a Gerusalemme. È rimasto orfano di madre quando ne aveva dieci, con il padre ha una relazione complessa. Dopo aver fatto sperare molto come studente di storia prima e come poeta poi, la sua esistenza si è ben presto costellata di rinunce. È un personaggio contraddittorio, attento e distratto, malinconico ed entusiasta, profondo e balordo, pigro e senza ambizioni, trasandato, ma amato dagli amici e con uno strano fascino. Attorno a lui gravitano l'ex moglie Yael col suo nuovo marito; l'amico Zvi Kropotkin riuscito laddove lui ha fallito; il padre Baruch che sperava che il figlio gli subentrasse nella sua azienda di cosmetici; l'amante Nina, moglie dell'amico Uri; e il figlio di Yael, Dimi.

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4 di 5 su 2 recensioni

Fima..Di T. Paola-28 luglio 2011

Mi ci è voluto molta intraprendenza per ricominciare e finalmente concludere questo romanzo. Un libro che è una spada puntata sul mio egocentrismo, e che riesce (potenza della traslazione) a tirarne fuori tutto il "cattivo" che è in me. O forse il dolente, l'irrisolto. Sono passati venti anni dal mio Michele, e qui Amos si immerge nel maschile. Forse per questo lo sento meglio, lo capisco meglio. Anche se, probabilmente, lo sento e lo capisco perché Efraim detto Fima, in molti sensi, mi è uguale. Rivedo in lui tutto il concentrarsi sulla propria persona, sul proprio io, ma in quel senso dolente che fa sì non tanto che si voglia attirare tutti e tutto su di sé, quasi un narcisismo dell'egoismo, ma quel farsi per pagine e pagine dei film in testa, scordandosi che quello che succede intorno è altro, ma se quello che succede introno sapesse quanto io-Fima siamo bravi, capaci di ragionare, capaci di trovare soluzioni. Peccato che poi dalla testa esca poco. E soprattutto esca in momenti e modi sbagliati. Perché Fima saprebbe come risolvere la questione dei rapporti tra arabi ed israeliani, ma il governo fa sempre altro. Ed altro fanno gli intellettuali. E se Fima scendesse in campo saprebbero tutti dove si dovrebbe andare per aver il successo. Perché Fima conosce il nome del generale finlandese che ha fermato Stalin, ma io ho risolto prima di lui la domanda sullo stato africano con una L come seconda lettera. Perché Fima cita poeti, scrittori, fatti, personaggi. Perché è capace di fermarsi a leggere sui costumi sessuali degli eschimesi come se fosse la cosa più importante per arrivare alla fine della giornata. Perché Fima non sa cambiare le lampadine. E lascia i piatti sporchi nel lavello (lui, sfortunato, non ha la santa signora Elisabetta! ) . Perché ad un certo punto si trova in una stanza con una decina di amici, e gli viene in mente che è andato a letto con tutte le donne presenti nella stanza. Perché legge tre giornali. Perché è pieno di buoni consigli, ma sbaglia sempre il modo di porgerli. Perché in venticinque anni non ha avuto modo di capire fino in fondo la lettera di addio di Yael. Perché pensa che il figlio di Teddy e Yael sia "quasi" suo figlio. Perché poteva raggiungere tanti traguardi, ma ad un certo punto si è perso. E sono trenta anni che non solo non si ritrova. Ma non capisce che si deve ritrovare. Succederà qualcosa, ci sarà un po' di quella sana agnizione che un bravo scrittore non può non mettere. Ma servirà? Cambierà? Migliorerà? Questo certo non ve lo vado a dire. Ma oltre ad un parallelo con me-lettore, più interessante è il suscitare in me un parallelo tra Fima e l'essenza stessa dell'ebreo-israeliano-intellettuale (e qualche altro aggettivo, anche se in ebraico, come in arabo, non c'è sintassi che regga un doppio stato costrutto) . Si vede in controluce, l'irrisolutezza del ben pensante di sinistra, che ben saprebbe consigliare Rabin, o mettere a posto Sharon. Che sa cosa vorrebbero gli arabi. Ma che poi incontra l'ortodosso che gli regala un fiore, il soldato che gli augura un buon Sabato. E si perde nel pantano. L'Israele, come Fima, è sempre pieno di buoni propositi. Ma non riesce mai a metterli in pratica. Alla fine, questa doppia cavalcata di lettura è stata sfibrante. Perché mi fa riflettere su quello che avviene in quei posti a me comunque cari. E perché mi fa riflettere sulla cosa che di più caro ho: me stesso. Ma io dirò buona giornata lo stesso all'autista dell'autobus, e continuerò a leggere il giornale. Ed a rispondere quando mi si chiede qualcosa.

OttimoDi T. Carolina-9 dicembre 2010

Uno stile scorrevole, ricco e mai manieristico, con sagaci sprazzi di ironia. I personaggi sono tratteggiati con forte introspezione e si riesce ad entrare nei loro pensieri venendo coinvolto nelle emozioni che provano ma senza mai perdere il punto di vista privilegiato dell'osservatore esterno. Fima è una persona esternamente immobile, quasi apatico, che vive in un assoluto disordine materiale ma la sua vita interiore è ricca di pensieri ed emozioni magari contraddittorie ed inconcludenti ma densi ed autentici, un uomo che solo apparentemente vive solo mentre si abbarbica con ogni forza ad ognuno dei soggetti che entrano nella sua vita.