La fiaba dell'ultimo pensiero di Edgar Hilsenrath edito da Marcos y Marcos
Alta reperibilità

La fiaba dell'ultimo pensiero

Collana:
Gli alianti
Traduttore:
Groff C.
Data di Pubblicazione:
26 ottobre 2006
EAN:

9788871684512

ISBN:

8871684516

Pagine:
534
Formato:
brossura
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Trama La fiaba dell'ultimo pensiero

Sulla porta della città di Bakir, in Anatolia, Thovma Khatisian sta per morire. Ma prima di morire, Meddah, il narratore di fiabe, lo aiuta ad afferrare il suo ultimo pensiero. E dove va, questo ultimo pensiero? Vola indietro nel tempo, verso i luoghi delle sue radici. L'ultimo pensiero ripercorre la vita del padre di Thovma, Wartan. Torna all'idilliaca cittadina di montagna dove il padre, il nonno e il bisnonno hanno vissuto. La cittadina più lurida e più bella della Turchia. Dove curdi e armeni hanno pacificamente convissuto. Dove Bülbül, la levatrice, racconta come si viene al mondo. Dove si svolgono le feste più allegre della terra. Dove si sente odore di mangime di polli e lo sterco di vacca viene raccolto e riutilizzato in tutti modi. Ma l'ultimo pensiero vola anche in America, dove gli armeni sono divenuti milionari, e vola nell'orribile carcere dove il babbo di Thovma è stato imprigionato e torturato barbaramente affinché confessi. Confessare cosa? Il governo turco vorrebbe estorcere a Wartan Khatisian una confessione impossibile, falsa, terribile. Wartan dovrebbe firmare una dichiarazione secondo la quale il popolo armeno ha ordito un micidiale complotto contro il mondo. Giustificando la necessità di sterminare il popolo armeno. L'ultimo pensiero, accompagnato dal suo incessante colloquio con il Meddah, diviene così testimone del grande olocausto armeno del 1915. Un olocausto tremendo, uno sterminio di milioni di persone di cui quasi nessuno ha parlato.

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2 di 5 su 2 recensioni

Vicende editoriali intricateDi M. Amalia-26 dicembre 2011

Scritto da un autore ebreo, tratta del genocidio degli armeni, soffermandosi su una particolarità culturale tipica, e cioè la leggenda armena che ogni uomo abbia un ultimo pensiero che si stacca da lui per sopravvivergli. E questo in un contesto di strage, di numeri con molti zeri. A mio avviso questo libro è troppo violento, non il più adatto ad accostare una problematica che, presente tra noi per tutto il XX secolo, ci trova ancora relativamente impreparati alla sua comprensione. Infatti, l'impegno di persone di cultura ebraica in questo ambito è davvero schiacciante e assolutamente encomiabile. Se poi si aggiunge il fatto che le vicende editoriali di questo libro sono state molto combattute (mi assicurò un'illustre studiosa che l'ambasciata turca in Italia acquistò quasi tutte le copie edite nel '91, causando la sparizione del libro dal mercato), si rischia di creare un'aura di stranezza-mistero, che può rischiare di allontanare dall'obiettivo della conoscenza. Io possiedo una copia del '91, è un bene prezioso, e tutte le testimonianze saranno utili, purché siano VERE. Quindi, da consigliare con la dovuta cautela.

crudeleDi C. Roberta-19 luglio 2010

E' crudo, anzi, direi crudele, per il modo in cui il lettore viene posto di fronte ad alcune scene violente e assurde allo stesso tempo. Probabilmente questa storia serba un messaggio molto profondo, ma sicuramente l'autore non utilizza il giusto approccio al problema del genocidio armeno.