Ferite a morte di Serena Dandini, Maura Misiti edito da Rizzoli Controtempo

Ferite a morte

Data di Pubblicazione:
27 febbraio 2013
EAN:

9788817065610

ISBN:

8817065617

Pagine:
216
Formato:
brossura
Argomento:
Racconti
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Trama Ferite a morte

"Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: 'E se le vittime potessero parlare?' Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l'aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l'argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l'Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni." (Serena Dandini)

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5 di 5 su 1 recensione

Ferite ma sempre in piediDi M. Laura-8 marzo 2013

Argomento importante, dibattuto, difficile da giudicare. L'orgoglio di essere Donne prima di tutto. L'importanza ed il ruolo della Donna. Le ingiustizie a cui è sottoposta. Ma anche, forse, le sue contraddizioni, giusto per non volere essere "soltanto" vittime o "voler fare del facile vittimismo"