Felicia e le sue sorelle. Dal secondo dopoguerra alle stragi del '92-'93: venti storie di donne contro la mafia di Gabriella Ebano edito da Futura

Felicia e le sue sorelle. Dal secondo dopoguerra alle stragi del '92-'93: venti storie di donne contro la mafia

Editore:

Futura

Data di Pubblicazione:
1 luglio 2005
EAN:

9788823010536

ISBN:

8823010535

Pagine:
371
Formato:
brossura
Argomento:
Problemi e processi sociali
Acquistabile con la

Descrizione Felicia e le sue sorelle. Dal secondo dopoguerra alle stragi del '92-'93: venti storie di donne contro la mafia

Venti conversazioni con madri, figlie, sorelle e mogli, testimoni della vita di sindacalisti, magistrati, giornalisti, uomini delle forze dell'ordine e persone comuni, tutti per sempre costretti al silenzio per mano della mafia. È un percorso nella memoria storica siciliana che si compie in un momento difficile, come l'attuale, in cui da troppe parti si sostiene che parlare di mafia nuoce alla Sicilia e alla sua immagine. Le donne raccontano e si raccontano, andando al di là del dolore e affrontando anche temi di stringente attualità. È un racconto corale, nel quale ognuna aggiunge un tassello alla storia di tutte, cercando di colmare il vuoto di memoria che purtroppo accompagna tante di queste drammatiche vicende.

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Felicia e le sue sorelleDi O. Marco-7 luglio 2011

Si narra di lacune tragedie nell'italia anni 50 alcune poco conosciute come quelle di alcuni sindacalisti uccisi subito dopo la guerra, quando il nemico pubblico numero uno della mafia erano figure come Nicolò Azoti, Placido Rizzotto, Giuseppe Casarrubea e Accursio Miraglia, uomini in grado di instradare il furore sociale degli ultimi e tramutarlo in coscienza di classe, della massa che reclama diritti. Oltre all'umana, inevitabile compassione - non pietà, ma compassione nel puro senso etimologico - per le venti protagoniste del libro, quel che resta alla fine della lettura, accompagnandola incessantemente, è un senso di autentica meraviglia per la via scelta da queste donne per onorare la memoria dei loro cari: non il vittimismo sterile e nemmeno il fervore apologetico buoni solo ad allungare la già infinita lista dei martiri repubblicani, ma la dignità, la fermezza e la tenacia che non sono, ahimè, i tratti antropologici più comuni tra gli uomini e le donne del Sud, e di cui è impossibile ignorare la portata. O meglio, è possibile ignorarla solo se in certe regioni d'Italia non si è vissuto, o se pur vivendoci si ritiene di dover dare a Vittorio Mangano la patente di eroe (o di votare per chi gliela dà. La patente di eroe) .