Fedeli a oltranza. Un viaggio tra i popoli convertiti all'Islam di Vidiadhar S. Naipaul edito da Adelphi
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Fedeli a oltranza. Un viaggio tra i popoli convertiti all'Islam

Editore:

Adelphi

Collana:
Gli Adelphi
Traduttore:
Stecconi U., Carucci N., Vergiani V.
Data di Pubblicazione:
17 settembre 2003
EAN:

9788845918025

ISBN:

8845918025

Pagine:
525
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Descrizione Fedeli a oltranza. Un viaggio tra i popoli convertiti all'Islam

Nel 1995, Naipaul torna dopo circa vent'anni in quattro paesi sconvolti in diversa misura dal trionfo dell'Islam. In Indonesia, un'antica società pastorale ha lasciato il posto a una teocrazia governata dai grattacieli di Giakarta, dove i nuovi manager si genuflettono alla Mecca, ma senza perdere d'occhio l'andamento dei corsi nazionali. In Iran, l'ayatollah Khalkhalli è agli arresti domiciliari, mentre nella sua Qom ogni furore iconoclasta appare spento. In Pakistan, l'oro saudita con cui il presidente Zia è andato al potere è servito essenzialmente a far scatenare faide tribali. Intanto in Malesia, la gioventù islamica fa proseliti, vaticinando per la nazione un futuro da grande potenza del Sud-Est asiatico.

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4 di 5 su 3 recensioni

L'Islam fondamentalistaDi L. Michele-29 marzo 2012

Mi piacciono le argomentazione sicure e schiette, logiche nelle tesi di un autore, soprattutto tra le pagine di un diario di viaggio. Ebbene Naipul, scrittore pluripremiato, mi illumina ad ogni pagina. Questo saggio che me l'ha fatto conoscere, muove necessarie critiche al mondo mussulmano, non stupide, non frutto di una formazione necessariamente eurocentrica. Certo Naipul si è formato in europa ma questo, se da un lato lo rende più culturalmente affine alla nostra parzialità europea, dall'altro gli consente anche di prendere in considerazione i nostri limiti. Il testo è scritto con taglio giornalistico ma si gode come un romanzo, così come tutti i suoi libri.

tradizione, fede e progressoDi P. Tullio-6 settembre 2010

Questo è un saggio, ma può essere letto quasi come un romanzo; un saggio eccellente da leggere e da rileggere; mai noioso, anzi, direi oltremodo interessante per le sue utili analisi delle diverse realtà dei luoghi visitati e degli incontri descritti ed esposti in modo chiaro e scritto anche molto bene. Scritto negli anni ’90, forse è un po’ invecchiato, meritando forse qualche capitolo di aggiornamento. Tuttavia, il fenomeno del risveglio della coscienza islamica già di allora e con ciò anche il ritorno del vigore di un intollerante fanatismo, inserisce questa opera al centro della nostra attualità ed aiuta anche il lettore più distratto a meglio capire questo fenomeno religioso. Una fede sviluppatasi mentre l’Europa viveva i suoi secoli più bui, poteva considerarsi anche moderna; ma erano in altri tempi e contesti; l’Occidente è andato avanti ed attualmente ciò che era progredito allora, è ormai superato; ed ora stenta ancora ad adeguarsi al XX secolo. Il tempo dovrà certamente indicare le strade da seguire per raggiungere una certa riconciliazione con la modernità, con il progresso, con lo sviluppo la conoscenza che ormai raggiunge tutti gli individui – donne comprese: un mondo in grado di guardare avanti, senza remore, senza la nostalgia del passato; di epoche in cui la dottrina di Maometto poteva eventualmente avere un senso a noi occidentali ormai non facili da accettare. Anche l’Islam deve giungere alla conclusione che il passato non può essere mai più rivissuto. Il progresso non è conservazione, bensì evoluzione che procede, adeguandosi alle nuove interpretazioni della realtà, senza mai fermarsi. Del resto, anche se l’autore non lo dichiara, se osserviamo un po’ obiettivamente il processo di demistificazione nell’ambito dello stesso Cristianesimo, generato dalla scienza, dalle nuove scoperte e dalle interpretazioni delle Sacre Scritture in chiave più moderna, è facile comprendere l’imbarazzo anche nei conventi e nelle nostre chiese occidentali. Insomma, una lettura da raccomandare a chi apprezza contenuti concreti capaci di indurre il lettore alla serena riflessione. Naipaul, vivendo in Occidente ed essendo lui stesso di origini asiatiche, forse mostra di rimanere toccato dinanzi a ciò che trova, notando come la strada che quei Popoli dovranno ancora percorrere è ancora piuttosto lunga e complicata, ma non è l’unico. Infatti, ciò avviene con frequenza anche con i nostri oriundi: pure loro sviluppano sovente idee romantiche della patria di genitori e nonni; immaginano i luoghi delle loro origini con la mente condizionata dai loro malinconici ricordi, di cui sentono parlare fin dall’infanzia. Invece, quando giungono in quei luoghi ed incontrano tutto totalmente diverso da quei racconti, la realtà si rivela loro nella forma più cruda e deludente e lo straniamento è inevitabile. Perfino i nostri emigranti, spesso assenti per decenni, al rientro, perplessi dal disagio, non si riconoscono più nel nuovo ambiente; gli abiti, i costumi, la gente, insomma tutto sembra troppo diverso; ciò che trovano non è più com’era alla partenza. Ma anche il loro modo di vedere è cambiato, avendo vissuto altre realtà, ora osservano tutto con occhi e mente influenzati da altre esperienze, da altre circostanze. E’, dunque, naturale e comprensibile che l’autore, in funzione degli ambienti in cui è cresciuto ed in cui vive, analizzi criticamente, con criteri occidentali, quei Paesi dominati da tante contraddizioni, incapaci di concepire i nuovi parametri che regolano la vita delle attuali tendenze, perché non ancora emancipati dalla modernità, non riescono ad assimilare ancora questa innovativa globalizzazione.

tradizione, fede ed evoluzioneDi P. Tullio-6 settembre 2010

Questo è un saggio, ma può essere letto quasi come un romanzo; un saggio eccellente da leggere e da rileggere; mai noioso, anzi, direi oltremodo interessante per le sue utili analisi delle diverse realtà dei luoghi visitati e degli incontri descritti ed esposti in modo chiaro e scritto anche molto bene. Scritto negli anni ’90, forse è un po’ invecchiato, meritando forse qualche capitolo di aggiornamento. Tuttavia, il fenomeno del risveglio della coscienza islamica già di allora e con ciò anche il ritorno del vigore di un intollerante fanatismo, inserisce questa opera al centro della nostra attualità ed aiuta anche il lettore più distratto a meglio capire questo fenomeno religioso. Una fede sviluppatasi mentre l’Europa viveva i suoi secoli più bui, poteva considerarsi anche moderna; ma erano in altri tempi e contesti; l’Occidente è andato avanti ed attualmente ciò che era progredito allora, è ormai superato; ed ora stenta ancora ad adeguarsi al XX secolo. Il tempo dovrà certamente indicare le strade da seguire per raggiungere una certa riconciliazione con la modernità, con il progresso, con lo sviluppo la conoscenza che ormai raggiunge tutti gli individui – donne comprese: un mondo in grado di guardare avanti, senza remore, senza la nostalgia del passato; di epoche in cui la dottrina di Maometto poteva eventualmente avere un senso a noi occidentali ormai non facili da accettare. Anche l’Islam deve giungere alla conclusione che il passato non può essere mai più rivissuto. Il progresso non è conservazione, bensì evoluzione che procede, adeguandosi alle nuove interpretazioni della realtà, senza mai fermarsi. Del resto, anche se l’autore non lo dichiara, se osserviamo un po’ obiettivamente il processo di demistificazione nell’ambito dello stesso Cristianesimo, generato dalla scienza, dalle nuove scoperte e dalle interpretazioni delle Sacre Scritture in chiave più moderna, è facile comprendere l’imbarazzo anche nei conventi e nelle nostre chiese occidentali. Insomma, una lettura da raccomandare a chi apprezza contenuti concreti capaci di indurre il lettore alla serena riflessione. Naipaul, vivendo in Occidente ed essendo lui stesso di origini asiatiche, forse mostra di rimanere toccato dinanzi a ciò che trova, notando come la strada che quei Popoli dovranno ancora percorrere è ancora piuttosto lunga e complicata, ma non è l’unico. Infatti, ciò avviene con frequenza anche con i nostri oriundi: pure loro sviluppano sovente idee romantiche della patria di genitori e nonni; immaginano i luoghi delle loro origini con la mente condizionata dai loro malinconici ricordi, di cui sentono parlare fin dall’infanzia. Invece, quando giungono in quei luoghi ed incontrano tutto totalmente diverso da quei racconti, la realtà si rivela loro nella forma più cruda e deludente e lo straniamento è inevitabile. Perfino i nostri emigranti, spesso assenti per decenni, al rientro, perplessi dal disagio, non si riconoscono più nel nuovo ambiente; gli abiti, i costumi, la gente, insomma tutto sembra troppo diverso; ciò che trovano non è più com’era alla partenza. Ma anche il loro modo di vedere è cambiato, avendo vissuto altre realtà, ora osservano tutto con occhi e mente influenzati da altre esperienze, da altre circostanze. E’, dunque, naturale che l’autore, in funzione degli ambienti in cui è cresciuto ed in cui vive, analizzi criticamente, con criteri occidentali, quei Paesi dominati da tante contraddizioni, incapaci di concepire i nuovi parametri che regolano la vita delle attuali tendenze, perché non ancora emancipati dalla modernità, non riescono ad assimilare ancora questa innovativa globalizzazione.