L' età dell'innocenza di Edith Wharton edito da Corbaccio

L' età dell'innocenza

Editore:

Corbaccio

Traduttore:
D'Agostino Schanzer A.
Data di Pubblicazione:
27 agosto 1993
EAN:

9788879720465

ISBN:

8879720465

Pagine:
320
Disponibile anche in E-Book
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Trama L' età dell'innocenza

Al centro di questo romanzo c'è una figura di donna tenera, eppure volitiva, desiderosa di affermare la propria individualità, disposta ad affrontare molto in nome della libertà di amare l'uomo che ha scelto e destinata a veder naufragare il suo sogno contro l'ostile rifiuto di una società schiava dei pregiudizi. La cornice è il dorato mondo dell'aristocrazia newyorkese di fine secolo, un mondo brillante e animatissimo che però condanna senza remissione alla solitudine chiunque voglia sottrarsi alle sue convenzioni.

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3 di 5 su 2 recensioni

L'età dell'innocenzaDi r. Travis-12 agosto 2011

Un bel tuffo in un romanzo che viene direttamente dall'età dell'oro del romanzo americano, l'americana Wharton, lei stessa discendente dell'aristocrazia newyorchese che tanta parte avrà nei suoi libri migliori, rifuggiatasi nel buon ritiro francese, dopo il non facile matrimonio, da lì un po' da lontano, scrive e tratteggia il mondo d'oltre oceano. Figura intellettuale, amica di Henry James e Jean Cocteau, ma anche crocerossina durante la Grande Guerra, è in Francia che sul doppiar la boa dei cinquanta, scrive questo puro saggio sull'adolescenza della sua nazione. Sulle difficoltà di crescere e di lasciare i vecchi cliché, quelli bene o male imposti dall'essere una nazione popolata da emigrati europei, che si portano appresso, decennio dopo decennio, tutta la rigidità europea. Certo, è un romanzo, ma ben le valse, prima donna ad ottenerlo, il Premio Pulitzer nel 1921. Ovvio, che io, innamorato perso di Michelle Pfeiffer, ne rivedo ad ogni pagina il risvolto del film. E non solo con la bella Michelle nel ruolo della contessa Olenska, ma anche di Winona Ryder in quello di May, nonché Daniel Day-Lewis nelle vesti, dubbiose ed indecise, di Newland Archer. Newland che nel libro è il fulcro della vicenda (che invece Scorsese tende a spostare sul versante Pfeiffer). Cresciuto nella rigidità delle forme, dove si va a teatro per vedere chi c'è, chi indossa cosa, ed altre superficialità. E che vede la sua vita tracciata nel solco della sua classicità: il fidanzamento ed il matrimonio con la giovane May, anche lei "di buona famiglia", il lavoro (abbastanza superfluo) nello studio di un avvocato perché "qualcosa si deve pur fare", l'inverno a Newport e l'estate in Florida, inframmezzata da un lungo viaggio di nozze in Europa ("un gran tour") . Ma un viaggio, ad esempio, dove non si parla con nessuno, non si vede nessuno, che noi "gli aristocratici americani" siamo gente superiore. Tutto questo bel disco, girato ormai da anni ed anni, si vede interrotto dall'arrivo della variabile impazzita, la bella contessa Ellen Olenska, in realtà cugina di May, ma prima fuggita in Europa per sposare il conte Olenski, e poi fuggita dall'Europa per sfuggire allo stesso conte. Qui la Wharton gioca sui due registri: la rigidità di Newland e la morbidità anticonvenzionale di Ellen. Ma il mondo di New York non è ancora pronto a tutto ciò. E sarà proprio Newland a riportare nei ranghi Ellen, convincendola a non divorziare "per non fare scandalo". Ma Ellen è comunque una ventata di aria pulita, che Newland però non saprà (non vorrà, non riuscirà) a cogliere. Così Michelle ritorna in Europa, e Daniel rimane lì, con la moglie che subito si adegua alla piatteria del mondo americano degli anni '70 (certo quelli del 1800) , che crescerà i tre quattro figli, per poi morire ancor giovane. Lasciando il non ancora sessantenne Newland a riflettere sul cambiamento del mondo. Senza uscirne. Certo, si vede che il libro ha novanta anni, e che descrive un mondo di centocinquanta anni fa. Ma ha la forza di farci capire la difficoltà di affrontare il nuovo. E di essere sinceri con sé stessi. Qui c'è la contrapposizione tra ragione (stare accanto ad una donna gentile, affettuosa ma noiosa) e sentimento (stare accanto ad una donna autonoma e anticonvenzionale) . Fino a che punto si possono sfidare le convenzioni per seguire sé stessi? Newland non ce la fa. E noi? Alla fine, non è eccelso, è una buona lettura. Ma soprattutto un buon rimando al film, che avrebbe meritato maggior successo.

L'età dell'innocenzaDi I. Filomena-7 novembre 2010

Un romanzo che avrei voluto non finisse mai. Mi sono immersa e persa in ogni momento, in ogni parola, in ogni personaggio... IL romanzo