Eroe plebeo. Don Giovanni Battista Panizza di Maurizio Panizza edito da Stella

Eroe plebeo. Don Giovanni Battista Panizza

Editore:

Stella

Data di Pubblicazione:
2003
EAN:

9788884460646

ISBN:

8884460646

Pagine:
144
Formato:
brossura
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Descrizione Eroe plebeo. Don Giovanni Battista Panizza

Don Giovanni Battista Panizza è un cooperatore della “prima ora”, nel senso che agli albori del movimento in Trentino lui fu tra i primi a sperimentare la formula solidaristica che passa sotto il nome di cooperazione. Non fu il primo in senso assoluto ma fu quello che guidò ininterrottamente e più a lungo il movimento dal 1897 al 1919, nel momento più delicato della sua storia, plasmando, possiamo dire, l’organizzazione secondo i propri valori e orientamenti e lasciando in eredità quello che ancora oggi è il diffuso e importante movimento cooperativo del Trentino.
Essere “figlio del suo tempo” com’è stato definito, significa per don Giovanni Battista vivere il suo tempo con tutte le difficoltà e i limiti del momento non da osservatore passivo ma da protagonista. In altre parole, sviluppare la capacità di saper raccogliere e mettere a frutto dall’interno tutte le potenzialità che il tempo e il luogo possono offrire per migliorare la società. Per quanto invece riguarda l’aspetto profetico contenuto nell’opera di don Panizza, nulla come l’attuale prosperità dei sistemi cooperativi sta a sottolineare ancora oggi la giustezza delle tesi del nostro protagonista. In merito, poi, all’aspetto di modernità del suo operare, non era forse don Panizza – così come i più avanzati esponenti del pensiero economico moderno – a sostenere ben cento anni fa che il vero sviluppo competitivo e durevole può avvenire solo nel rispetto dei principi etici e di responsabilità sociale delle imprese e dei territori?
Don Panizza fu pure un intellettuale nella misura in cui la sua opera e il suo pensiero erano in grado di muovere grandi masse di persone, di accogliere nuove idee, di farle conoscere, di diffonderle. Don Panizza, in questo senso, fu uno straordinario maestro. Lo fu per tutti quelli che a vario titolo si accostavano al mondo della cooperazione, ma non solo per loro. Come deputato dell’Impero Austro Ungarico si adoperò molto per istituire corsi e occasioni di crescita per la popolazione, come prete fece in modo di creare oratori per i giovani, dove - secondo don Panizza - la socializzazione e il confronto, assieme ai valori morali, erano alla base della prima crescita dell’individuo.
Gli anni della Prima Guerra Mondiale li visse con molta sofferenza ma mai con rassegnazione. Anche in questo caso ne esce un quadro di prete e di politico edificante. Il 27 maggio 1914, a Rovereto, sale su di un treno con i suoi parrocchiani – sfollati perché prossimi alle prime linee - e con loro, dopo alcuni giorni di viaggio, raggiunge la Boemia e la Moravia (nell’attuale Polonia) dove verranno sparsi per le fattorie di quelle regioni a fare da servi agricoli o da lavoratori nell’industria bellica. Lui, l’onorevole deputato sud-tirolese, rientra a Vienna e richiede immediatamente e con forza al Governo austriaco di istituire il “Comitato per i profughi del sud” di cui entra a farne parte. Gira poi ininterrottamente - anche assieme all’on. Alcide Degasperi - i paesi dove sono sfollati i trentini. Visita i nostri soldati feriti negli ospedali e rientra fortunosamente, nella primavera del 1918 a guerra ancora in corso, a Rovereto per verificare gli enormi danni causati dai bombardamenti. Ritornerà definitivamente con la propria gente, l’anno successivo, a guerra finita, iniziando con essa l’opera di ricostruzione ed il difficile passaggio all’Italia. Lui era un uomo di intelletto e di azione, un prete uscito di sacrestia per incentivare una crescita religiosa e contribuire a realizzare una vera società di giustizia. Nel 1907, al Congresso della Federazione, così concluse il suo intervento: “…dobbiamo procurare che sia radicato nell’anima di tutti che i diritti e i vantaggi dei più non devono mai essere sacrificati al vantaggio proprio ed immediato, e che non è già l’utile proprio individuale che genera la giustizia, ma bensì l’osservanza della giustizia, anche a costo di qualche sacrificio, che si converte nell’utile vero individuale e sociale”.

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