Trama Eredi della sconfitta
Tutto comincia con un vecchio giudice che vive in una dimora cadente di Kalimpong, alle falde dell'Himalaya orientale, col suo misero cuoco e una cagnetta, Brac, che del giudice sembra l'unico amore. Ma questo terzetto in apparenza dimesso diventa, con l'arrivo della nipote del giudice, Sai, l'epicentro di un terremoto narrativo: dalla New York degli anni Ottanta, dove il figlio del cuoco lavora in una sfilza di ristoranti mandando al padre notizie sempre più allarmanti sulla sua avventura americana, alla Cambridge d'anteguerra dove il giudice ha frequentato l'università, all'Unione Sovietica, in cui si è interrotto il sogno astronautico del padre di Sai.
Recensioni degli utenti
Un libro amaro-29 aprile 2012
I pregi sono che è scritto molto bene e che esamina temi interessanti: l'emigrazione, il ritorno a casa, gli aborigeni rimasti a casa che sono lo stesso "stranieri" di quelli emigrati, in mezzo ad una gran minestrone di etnie e religioni diverse. Il difetto è che in più di trecento pagine non accade nulla di che, la trama non decolla, non emoziona anzi annoia anche un po' .
Originale, ma la traduzione...-27 marzo 2012
Un libro che mette a confronto mondi diversi tra loro, esperienze umane legate all'inevitabile aspirazione a una vita migliore che sul piano delle emozioni si muove tra la speranza che il sogno dell'altrove nutre e il disincanto scaturito dalla consapevolezza di una realtà quotidiana difficile e inesplicabile. Il romanzo della Desai libera l'esperienza migratoria dagli stereotipi che spesso la definiscono, il "sogno" americano del protagonista Biju si trasforma nell'incubo degli "antieroi". La lingua originale della Desai e l'ironia che modula i fonemi definendo uno stile particolare, ahimé nella traduzione italiana, direi raccapriccinate, non emergono come dovrebbero.