C'erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso per aver scritto troppo
- Editore:
Ponte alle Grazie
- Data di Pubblicazione:
- 11 giugno 2009
- EAN:
9788862200462
- ISBN:
8862200463
- Pagine:
- 291
- Formato:
- brossura
Descrizione C'erano bei cani ma molto seri. Storia di mio fratello Giovanni ucciso per aver scritto troppo
C'era un campo di girasoli, e mangiavamo i semi ancora verdi. C'erano le mucche, e la sera facevano la ricotta... Il padrone di casa, o un suo figlio, era cacciatore. C'erano bei cani, ma molto seri. Un giorno legarono un cane in cortile, e stette lì forse per due giorni. Il cane ululava, si lamentava, era straziante. Ci dissero di non avvicinarci, aveva la rabbia. Poi lo abbatterono a fucilate. Ricordo l'odore della terra bagnata dagli acquazzoni estivi. Quell'odore mi inebriava. Così, ricordando la propria infanzia, scriveva nel 1971 il giovane giornalista ragusano Giovanni Spampinato, in una tragica e involontaria profezia: fu ucciso poco tempo dopo in circostanze ancora non chiarite. Come corrispondente dell'"Ora" di Palermo indagava su un omicidio e aveva cominciato a rivelare un perverso intreccio fra mafia, eversione nera e servizi segreti. Il fratello minore Alberto, anche lui giornalista, affida oggi a queste pagine un toccante e inquieto ritratto della sua famiglia di origine e un'inchiesta sulle vere cause della morte di Giovanni; ma al contempo vi raccoglie un'indagine personale e profonda sulla storia culturale e sociale della sua terra, la Sicilia, e del nostro Paese: dalla seconda guerra mondiale all'impegno del padre per l'ideale comunista, dal regno incontrastato della cultura contadina alle nuove stagioni dell'industrializzazione e della contestazione, fino all'emergere dei poteri oscuri della reazione e della criminalità.
Recensioni degli utenti
C'erano bei cani ma molto seri-6 aprile 2011
Saggio rigoroso su uno dei temi di più scottante attualità. Come già per il libro della Tobagi, anche in questo caso una delle cose che mi hanno colpito è la compostezza e la mancanza di acredine. Il desiderio di ricucire lo strappo e di capire cosa è accaduto per portare ad una morte, sono superiori al desiderio di vendetta che i protagonosti di storie di questo tipo potrebbero forse leggitimamente nutrire. Spampinato è molto bravo a ricostruire la storia della sua famiglia, senza mai perdere di vista se e suo fratello Giovanni, mettendo in luce in maniera direi obiettiva i punti di comunanza e di diversità che i fratelli avevano tra loro, ed anche cosa spinse ad una certa forma di lontananza da Giovanni, che non aiutò nè lui nè gli altri della famiglia a capire cosa stesse efefttivamente succedendo. Della morte di Giovanni Spampinato io ho ricordi vaghi. Ero piccola quando maturò. Ne avevo visto una ricostruzione di Lucarelli e già allora mi colpì la solitudine in cui Giovanni era stato lasciato, non solo dai suoi famigliari ma anche dai suoi compagni di lavoro, i giornalisti dell'Ora, e dalla gente stessa della sua città, Ragusa. Lui stesso forse si sentiva sicuro proprio perchè non c'era nessuno che lo stimolasse in un confronto e che gli cosentisse di fare un'analisi lucida dei fatti che stava vivendo e che gli accadevano intorno. Così, in questo clima, nasce un delitto talmente banale, con l'assassino che uccide davanti alla porta del carcere di Ragusa, prende un tranquillante e va a costituirsi, da apparire irreale. Impossibile. Inspiegabile. Ma di fatto nessuno si è occupato di guardare oltre la banalità del "quotidiano".
C'erano bei cani ma molto seri-21 maggio 2009
Ragusa 1972, Giovanni Spampinato, giornalista venticinquenne dell'Ora di Palermo, indaga su un delitto, in cui sembrano incrociarsi mafia, eversione nera e servizi segreti. Un'indagine ke gli costerà la vita. Trentacinque anni dopo il fratello ricostruisce qst dramma privato e civile, facendo rivivere le passioni e le tensioni di un'Italia scossa dal vento del Sessantotto e divisa dalla Guerra Fredda.