Era mio padre di Franz Krauspenhaar edito da Fazi

Era mio padre

Editore:

Fazi

Collana:
Le vele
Data di Pubblicazione:
24 aprile 2008
EAN:

9788881129126

ISBN:

8881129124

Pagine:
281
Formato:
brossura
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Trama Era mio padre

Franz Krauspenhaar, al suo quarto libro, racconta la storia di suo padre, un tedesco nato in Italia negli anni Venti, combattente della Wehrmacht, l'armata di Hitler, durante la seconda guerra mondiale. Narrando i ricordi di episodi vissuti personalmente e sentiti soltanto raccontare, Krauspenhaar va alla ricerca del padre perduto. Per far questo, come un rabdomante, cerca a occhi chiusi le vene d'acqua di una storia di vita interessante e piena di colpi di scena, intervallandola con la storia in presa diretta di come il libro viene concepito e scritto, in un'afosa estate. La storia di un padre che manca ma che si deve finalmente seppellire, di un figlio scrittore che lotta contro questa figura pur amandola sempre molto, e che vive la sua vita piuttosto solitaria frammezzata da telefonate di amici, da incontri galanti, da rabbie, paranoie, abbandoni quasi violenti alla tenerezza.

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4 di 5 su 1 recensione

Era mio padreDi a. livia-31 ottobre 2010

I primi due terzi del libro sono quelle che mi sono piaciuti di più, ove, appunto, l'autore libera i propri ricordi, tramite una prosa fluida e piacevole, vivacizzata da cambi di registro linguistico e priva di futili leziosismi. Il mordente sul lettore è costante, quasi tignoso, anche quando l’oggetto del narrare si mette in movimento come una farfalla, spostandosi dal padre ad una donna, alla propria città, alle presenze in Rete, addirittura al proprio libro. Come in un gioco di specchi in cui l’Autore prova a riconoscersi, a misurare le proprie diverse espressioni vitali, di fronte alla morte. Il lavoro introspettivo è bello perché sincero e coinvolgente, quasi da ispirare tenerezza. Per le pulsioni che trasmette sembra un testo scritto di testa, di torace e di pancia. La scrittura come testimonianza di liberazione. Ben bilanciata la presenza del padre e del figlio all’interno della narrazione, quasi ancora potessero dialogare insieme. L’esposizione molla un po’ la presa sul lettore nelle ultime pagine, quando Krauspenhaar ha già dato molto. I contenuti non perdono pathos ma la prosa si fa un po’ stanca, meno vivace, meno riflessiva. Sembra caracollare verso una conclusione che sia di pari livello contenutivo, di pari spessore emozionale delle pagine che la precedono. Ma sono solo impressioni. Il libro si fa amare per la sua intimità.