El especialista de Barcelona di Aldo Busi edito da Dalai Editore
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El especialista de Barcelona

Data di Pubblicazione:
13 novembre 2012
EAN:

9788867620883

ISBN:

8867620886

Pagine:
373
Formato:
rilegato
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Trama El especialista de Barcelona

L’amore si fa o si sente, l’amore non si dice, non si reclama e non si commenta l’amo­re fatto, l’amore ha gli occhi per parlare e le mani per recargli doni. Se gli occhi sfuggono e le mani arrivano vuote, è detto tutto. Due che non hanno niente da dirsi parlano del loro amore reciproco, che intanto sta volan­do altrove. Parlare d’amore significa parlare d’altro.

A distanza di dodici anni da Casanova di se stessi, e a dieci da La signo­rina Gentilin dell’omonima cartoleria, contravvenendo alla sua stessa decisione di non scrivere più, Aldo Busi estrae dal proprio cilindro un romanzo inaspettato, favoloso e nuovissimo. Ambientato nella Spagna europeista di Zapatero, tra un sentore di San­ta Inquisizione e un’eco di Goya e di Francisco Franco, El especialista de Barcelona si può definire una specie di romanzo gotico con tanto di travestimenti, porte proibite e colpi di scena, e insieme il ritratto ambi­zioso e stratificato dell’umanità così come si è ridotta a vivere ai nostri giorni. Una costellazione di personaggi buffi e inquietanti, di figure bizzarre e normalissime, ruota intorno a un intrigo familiare che non è mai quel che sembra e che, fino all’ultima pagina, si tiene aperta la possibilità di ricominciare da capo.
Come si fa a dimenticare a comando? Com’è possibile perdere per strada la memoria di una storia, se prima non si ha la pazienza di ricuperarla passando al setaccio tutto quanto l’ha riempita suo malgrado, diciamo da venticinque anni a questa parte? È quello che si accinge a fare Aldo Busi, seduto tutto solo in una sedia di ferro all’inizio della Rambla barcellonese (o forse in una piazza di Cra­covia…), con una loquace foglia di platano a fargli da spalla e più nessu­na voglia di scrivere e di vivere come gli altri. Al centro di questo suo pro­getto di oblio programmatico e globale, la figura cicciuta e traccagnotta dell’especialista de Barcelona, un professore universitario “che di sé non ha mai saputo niente di essenziale, a parte di essere basso di cavallo e di farsene un cruccio mortale”. Alle spalle e attorno l’especialista (ma infine anche sopra di lui), un’or­da di parenti di ambo i sessi che i propri sessi li rimescolano e sovrap­pongono, una compagine di personaggi avidi, infoiati e feroci a modo loro come conigli stipati dentro una comune gabbia di pregiudizi, ranco­ri, omertà, tic di finta trasgressione e segreti di Pulcinella. Sono animali umani affamati di consenso e di familismo costi quel che costi, innocenti e vili, risoluti a durare in eterno e inabili a smuovere qualunque cosa, tempo incluso, se non per farlo andare all’indietro. Per lo Scrittore, affezionarsi all’especialista e tenere il conto dei ribalto­ni della sua sagrada familia è un tutt’uno, un po’ perché simpatizzare con dei mostri è l’unico modo di non farsene sbranare, un po’ perché “per fare chiaro bisogna prima fare un po’ di caldo”. Ha inizio così una lotta all’ultima confidenza taciuta, estorta e profferta tra un uomo esemplare che ha il solo cruccio di non poter condividere la propria integrità con nessuno e diversi esemplari di un’umanità all’ultimo grido antica come Eva, reazionaria come il generale Franco e raccapricciante come un’ac­quaforte di Goya. Ma la sfida più grande la lancia Aldo Busi a se stesso scrivendo, in una lingua di controllato splendore, un romanzo tanto inaspettato quanto au­spicabile. El especialista de Barcelona è il libro definitivo sul necessario (e sempre prorogato) repulisti dell’Occidente, il ritratto a bulino di una civiltà al passo d’addio, ossessionata dal falso problema del fare bella fi­gura e da quello vero della sopravvivenza, in un’altalena demenziale tra ripristino della legge della giungla e sfoggio di cineserie in stile Arcore.

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2 di 5 su 2 recensioni

Un inevitabile ponte tra chi scrive e chi leggeDi D. Massimo-5 luglio 2013

Inutile negare che Monsignor Diabolus (aka Aldo Busi), è sicuramente uno dei più talentuosi scrittori italiani, un autentico "self-made writer" e non certo, come ci terrebbe a specificare egli stesso, uno dei tanti (troppi) "figli di dottori". E vabbeh. Però, Busi, dovrebbe anche rendersi conto che il linguaggio fin troppo "denso e materico" di un'opera come l'Especialista, finisce con lo sconcertare e sfiancare il lettore medio di un premio come lo Strega (lettore medio, va da sé, che non sia abituato alla lettura sia delle opere maggiori che delle operine di Busi). So già cosa obietterebbe adesso il più grande scrittore italiano vivente (e vivo!): ma io non sono mica un letterato-scribacchino, io non mi pongo un "pubblico", io scrivo per me stesso, per avere qualcosa di classico da leggere, perché sono un'artista, un autentico scrittore con la S maiuscola! Ok. Ma io credo che chi scrive solo per sé stesso (con funzione diciamo "catartica") poi le produzioni del proprio mondo interiore se le tiene ben chiuse in un cassetto. Chi invece scrive un "romanzo" affinché venga pubblicato ed esposto in libreria o (parafrasando Busi) in un supermarket accanto a pomodori e mortadelle, è inevitabile che si ponga un pubblico, e quell'opera lì non può quindi essere altro che un "ponte" tra lui e il resto dell'Umanità.

OrribileDi c. alfredo-8 febbraio 2013

"El especialista de Barcelona", ovvero: "Come te le sparo grosse in Spagna e divento un genio in Italia!". Come si fa, oggi, ad essere considerati geni in Italia? Semplice: basta un oculato mix di arroganza e vittimismo, e il gioco è fatto! Per quanto riguarda l'arroganza bisogna seguire le seguenti tre regole: 1) parlare male di tutto e di tutti (soprattutto se sono morti e non possono replicare) senza mai scendere in spiegazioni particolareggiate: bastano affermazioni perentorie che non spieghino nulla e abbiano il tono e la forma dell'insulto 'autorevole' (come la televisione degli ultimi trent'anni insegna); 2) dichiarare a ogni pié sospinto di essere il più bravo, il più buono, il più bello, il più giusto, il più onesto, il più amorevole e qualunque altro "più" la fantasia vi detti; 3) esprimere il tutto con un linguaggio artificioso e arzigogolato che possa ben mascherare il vuoto narcisistico che lo sottende. Per quanto riguarda il vittimismo: far credere agli altri che esistono solo due tipi di umanità: quella "giusta" (a cui voi e i vostri discepoli appartenete) e quella "sbagliata" (cioè tutti gli altri, che saranno da voi dipinti come cinici, mediocri, vili e mascalzoni, così che possiate uscire vincitori dal confronto e suscitare nel lettore la "sindrome da crocerossina": ovviamente il vostro perfetto lettore sarà un vittimista come voi, e pertanto crederà di essere migliore di tanti altri e si sentirà idealmente arruolato nelle vostre truppe). Adesso il vostro bel diploma di genio è pronto: potete mostrarlo in pubblico e raccogliere le ovazioni dei più sprovveduti. Auguri!