Gli ebrei d'Europa e l'inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670 di Brian Pullan edito da Il Veltro

Gli ebrei d'Europa e l'inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670

Editore:

Il Veltro

Traduttore:
Cengiarotti G.
Data di Pubblicazione:
1985
EAN:

9788885015258

ISBN:

8885015255

Pagine:
528
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Descrizione Gli ebrei d'Europa e l'inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670

Oggetto del saggio di Brian Pullan, professore di Storia Moderna nell'Università di Manchester, Gli Ebrei d'Europa e l'Inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670 sono coloro che si trovavano ai limiti tra Cristianesimo e Giudaismo e che vissero a Venezia o ebbero occasione di passare per la città fra la metà del sedicesimo secolo ed il 1670. Il periodo preso in esame è quello che va dagli inizi del cattolicesimo tridentino, che diede nuovo impulso all'Inquisizione veneziana, e la fine della guerra di Candia, quando il contributo economico degli Ebrei allo Stato veneto fu pienamente riconosciuto e la loro permanenza in città parve assicurata.

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5 di 5 su 1 recensione

RECENSIONEDi T. FRANCO-10 agosto 2008

Dopo La politica sociale della Repubblica di Venezia 1500-1620, - pubblicata in traduzione italiana da "Il Veltro Editrice" nel 1982 e ristampata nel 2002 -, opera fondamentale di Brian Pullan sulla complessa struttura della politica veneziana nei riguardi della povertà, sulla funzione delle Scuole Grandi e sulle varie forme di organizzazione assistenziale, e altresì primo studio organico sugli Ebrei veneziani e i Monti di Pietà, questo volume costituisce un altro rilevante contributo dell'illustre studioso inglese alla storia di Venezia. Oggetto del ponderoso saggio di Brian Pullan, professore di Storia Moderna nell'Università di Manchester, Gli Ebrei d'Europa e l'Inquisizione a Venezia dal 1550 al 1670, pubblicato in Gran Bretagna da Basil Blakwell - Oxford, sono coloro che si trovavano ai limiti tra Cristianesimo e Giudaismo e che vissero a Venezia o ebbero occasione di passare per la città fra la metà del sedicesimo secolo ed il 1670. Il periodo preso in esame è quello che va dagli inizi del cattolicesimo tridentino, che diede nuovo impulso all'Inquisizione veneziana, e la fine della guerra di Candia, quando il contributo economico degli Ebrei allo Stato veneto fu pienamente riconosciuto e la loro permanenza in città parve assicurata. L'interesse dell'Autore è rivolto ai viaggiatori e a quegli uomini senza radici che non erano nati a Venezia, la cui condizione sociale andava dal mercante internazionale all'accattone di professione, e che portavano nella città problemi e storie tumultuose originatisi in altri paesi: dalla Polonia al Portogallo, da Anversa a Salonicco. In primo piano nel volume sono i Marrani, immigrati dal Portogallo e dalla Spagna, che avevano sangue ebraico e una certa esperienza nel vivere, perlomeno esteriormente, da cattolici. Egualmente in primo piano sono quegli Ebrei provenienti dall'Italia e dal Levante che si convertirono al Cristianesimo in Italia. Attenzione, pure se minore, è dedicata ad alcuni Ebrei che non erano mai stati Cristiani, ma che attrassero presumibilmente l'interesse dell'Inquisizione con oltraggi alla fede cristiana, e a taluni Cristiani che non avevano alcuna discendenza ebraica, ma che si compiacquero pericolosamente di dottrine e consuetudini ebraiche. In questo periodo Venezia era uno dei maggiori punti di partenza dall'Europa verso il Levante e uno dei maggiori punti di rientro in Occidente dall'Impero Ottomano. Necessariamente essa serviva come città di transito per coloro che erano in viaggio spirituale tra due fedi e in viaggio fisico tra i monolitici Stati cattolici dell'Europa occidentale e il pluralismo religioso dei territori ottomani. Fu spesso a Venezia che gli Europei di sangue ebraico fecero la loro scelta definitiva tra Cristianesimo ed Ebraismo. Coloro che esitavano e stavano di fronte ad entrambe le vie senza conformarsi appieno né votarsi in modo permanente ad alcuno dei credi dovevano con ogni probabilità subire l'azione dell'Inquisizione. Nel tentativo di comprendere la realtà di tali persone, nel saggio si analizzano circa un centinaio di processi, molti dei quali sono processi per apostasia, per sospetto di eresia e per blasfemia ereticale condotti dall'Inquisizione Romana a Venezia fra il 1548 e il 1594 e fra il 1619 e il 1670. Mediante l'esame d'insieme - manca qualunque tentativo di approccio statistico - sia perché le cifre sarebbero troppo insignificanti per provare alcunché, sia perché non ci sono nemmeno due soli processi tali da poter essere trattati come unità equivalenti di infrazioni e di trasgressori, il volume aiuterà il lettore a comprendere qualcosa dei principi generali, ai quali l'Inquisizione aderiva, nonché la natura e i limiti della tolleranza religiosa in un particolare tipo di società, in un porto internazionale attentamente regolato posto di fronte al declino economico. In particolare l'Inquisizione a Venezia fu la personificazione del compromesso tra la Chiesa e lo Stato. Stato laico, per il fatto di escludere gli ecclesiastici dagli uffici pubblici e da un'influenza formale sugli indirizzi politici, ma mai Stato secolare, nel senso di uno Stato che vedesse se stesso come prodotto dell'opera dell'uomo, privo di una consacrazione e di una protezione divine, Venezia fu in ogni tempo desiderosa di conservare il carattere inequivocabile di Stato cattolico. Franco Tagliarini