Drop-out di Federico Batini edito da Fuorionda

Drop-out

Editore:

Fuorionda

Data di Pubblicazione:
23 luglio 2014
EAN:

9788897426646

ISBN:

8897426646

Pagine:
179
Formato:
brossura
Argomento:
Didattica: strategie e linee di condotta dell'educazione
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Descrizione Drop-out

"Perché ascoltare i drop-out? (...) Per poter cogliere il senso dell'esperienza scolastica dei ragazzi che abbandonano gli studi, occorre necessariamente far emergere le "buone ragioni" (e sono tante) che li hanno indotti ad allontanarsi da tale esperienza, considerata spesso poco importante, lontana dalla realtà quotidiana, avulsa dalle loro vite, fatta di miti e riti che per loro non hanno alcun senso. Nei racconti di questi ragazzi è facile scorgere una richiesta di contatto: sono stati i ragazzi ad abbandonare la scuola o è la scuola che li ha abbandonati a loro stessi? (Roberto Trinchero) Nel nostro Paese si è a lungo dibattuto sulla funzione selettiva che la scuola svolge più o meno implicitamente, e la denuncia sociale di don Milani negli anni Sessanta ci rammenta la critica mossa alla scuola dei ricchi, dei Gianni e dei Pierini, che, invece di includere e dare le giuste opportunità a chi ne aveva meno in base al ceto o contesto sociale di nascita, proponeva una iniqua uguaglianza di trattamento. (...) Tuttavia, quando i drop-out rientrano in circuiti formativi come quelli della formazione professionale, il cambio di marcia didattica viene avvertito e valorizzato e spesso l'apprendimento diventa obiettivo in vista". (Guido Benvenuto)

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Per capire l'errore alla base dell'abbandono scolasticoDi b. ilaria-26 maggio 2015

Il libro si articola in una brevissima ma profonda prefazione di Roberto Trinchero, seguita da un'introduzione scritta dal prof. della Sapienza di Roma Guido Benvenuto. Ci addentriamo nel testo attraverso la prima parte dal titolo in forma di domanda: "Perché ascoltare i drop-out?", seguita dalla seconda parte intitolata "Voci". Nella prima parte viene presentato in modo molto preciso il fenomeno dei drop-out, ovvero quei ragazzi e ragazze che interrompono il percorso scolastico prima del conseguimento del diploma di scuola superiore. Lo scopo del testo è capire meglio e individuare le cause alla base di questo tipo di scelta, e di sicuro non c'è modo più concreto per farlo se non effettuando una ricerca sul campo e intervistando i diretti interessati. Ed ecco che, infatti, la seconda parte è costituita dal corpus di alcune interviste, trascritte per esteso e analizzate. Il campione è stato costituito da giovani drop-out di Perugia e di Arezzo, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, tutti accomunati dal fatto di aver interrotto il loro percorso scolastico. Come strumento d'indagine è stata utilizzata l'intervista narrativa semistrutturata, con domande in parte predefinite, ma in cui ogni singolo colloquio ha un margine di libertà e dunque di costruisce attraverso le risposte dell'intervistato, non trascurando la sensibilità dei ragazzi e rispettando, ove richiesto, il disagio da loro vissuto. Dalla ricerca è emerso che molti ragazzi, in seguito a ripetute bocciature in differenti tipi di scuola, hanno preferito abbandonare gli studi. Molti hanno anche cambiato svariate volte i loro indirizzi, ma il risultato stato abbandonare il percorso formativo. Una buona componente delle cause, ma non fondamentale, al contrario di quanto si possa pensare, è la mancanza di voglia di studiare, che di sicuro accompagna questi ragazzi, ma la maggiore responsabilità del loro mollare spetta al sistema scolastico stesso, in cui docenti incompetenti seguono specialmente gli studenti dotati, mettendo da parte chi, al contrario, ha più bisogno. I ragazzi, quasi tutti, lamentano lezioni noiose, prive di interazione, spiegazioni troppo veloci senza ulteriori chiarimenti quando richiesto dai più lenti. I ragazzi sottolineano anche come, alla base di tutto, la colpa sia di un cattivo orientamento, che indirizza i giovani verso scuole non adatte a loro, dove peraltro vengono insegnate materie non sempre attinenti all'indirizzo di studio. Spesso c'è anche un cattivo rapporto con i docenti, mentre il rapporto con i compagni sembra essere buono. Un'altra causa che mette i giovani di fronte a questa scelta è anche la condizione economica della famiglia: non tutti hanno famiglie che possono aiutarli e facilitarli nello studio, e molti ragazzi già a 16 anni devono lavorare, cosa che limita il tempo per studiare. Molti di questi ragazzi hanno potuto terminare i loro studi attraverso corsi professionalizzanti, diventando ad esempio estetiste, cuochi e così via, che non solo danno la possibilità di entrare nel mondo del lavoro ma forniscono le competenze culturali di base che ogni giovane d'oggi dovrebbe avere. Sono corsi messi a disposizione dalle province, i ragazzi spesso ne sono venuti a conoscenza attraverso amici e li descrivono con toni entusiastici: ai docenti si può dare del tu, c'è un buon rapporto, sono più disponibili, aiutano, rispiegano le cose in caso di necessità, ma non lo fanno come i professori a scuola bensì con più calma, per bene. Le lezioni vengono descritte come interattive, ricche di attività ricreative quali visione di film, ascolto di musica, letture ad alta voce, molto apprezzate dai ragazzi per rilassarsi e aumentare la concentrazione. Pochi i casi in cui questi corsi vengono svalutati. Altro tema importante emerso è quello dell'influenza o del sostegno della famiglia. La maggior parte dei genitori ovviamente non ha ben accettato l'abbandono della scuola, ma ha trovato sollievo nella frequentazione di questi corsi. La lettura del testo, che vive nelle parole di questi giovani, giovani come tutti, permette al lettore di venire a conoscenza di un fenomeno più grande di quanto si possa pensare, e consente di capire che non sempre chi abbandona la scuola è il Lucignolo della situazione, colui che gode a vivere nel paese dei Balocchi, ma che spesso è un ragazzo che ha avuto un problema a scuola. Ogni problema andrebbe risolto in modo civile, senza punizioni, maltrattamenti, perdita di fiducia, discriminazione e giudizi. Quando c'è un problema, c'è sempre un errore, e l'errore non è sempre nel risultato (i giovani), ma può essere anche alla base. Questi giovani danno modo di capire dove andare a cercare l'errore per risolverlo. È un testo da leggere, adatto a tutti coloro che sono interessati al fenomeno, a coloro che l'hanno vissuto o a chi lavora in campo educativo e intende capire le dinamiche alla base di una scelta: quella di abbandonare.

Drop-out, un potenziale di crescita!Di G. Francesca-24 maggio 2015

Il volume si suddivide in: prefazione, introduzione, parte prima, parte seconda, postfazione, riferimenti bibliografici. Nella prefazione Roberto Trinchero afferma che è importante saper ascoltare gli studenti, poter costruire in loro le condizioni per apprendere e fornire strumenti per spendere nella realtà quello che imparano a scuola. Inoltre gli insegnanti dovrebbero concentrarsi soprattutto su quegli allievi che non hanno una famiglia che li possa supportare nel processo di apprendimento, perché la scuola non deve seguire solo chi è già in grado di apprendere da solo, e non deve escludere dal sistema i più deboli in termini di capacità di studio e organizzazione, poiché questi ultimi sono una grande risorsa, un potenziale di crescita e di innovazione. L'introduzione di Guido Benvenuto sottolinea che questo libro non dà voce solo ai diretti intervistati, i drop-out, ma vuole evidenziare che questi e altri ragazzi hanno bisogno di nuove forme di apprendimento soddisfacenti ed efficaci poter costruire un futuro solido, sia dal punto di vista economico, sia culturale, sia di benessere personale. Chi sono per i drop-out? Perché ascoltarli? Questo il tema trattato nella prima parte del libro. I drop-out, termine che letteralmente significa "spinto fuori", vengono definiti come i giovani dai 16 ai 18 anni che hanno interrotto il loro percorso di istruzione. Sono proprio loro il campione della ricerca descrittiva e conoscitiva effettuata dallo scrittore per tentare di adottare uno sguardo orientato dalla prospettiva dei drop-out stessi. L'autore, con i suoi collaboratori, ha raccolto complessivamente 100 interviste narrative semi-strutturate, dalle quali ne sono state selezionate 67: 27 raccolte tra l'ottobre 2013 e il febbraio 2014 in tre percorsi formativi per drop-out dell'amministrazione provinciale di Arezzo e 40 nel territorio perugino. L'analisi delle interviste viene presentata nella seconda parte, servendosi anche di altre fonti documentali quali profili di orientamento, colloqui diretti, manuali compilati e altro, e della tecnica della costruzione di categorie ex post. Dalle voci dei drop-out emerge che la maggior parte di essi rinunciano a continuare il loro percorso di studi perché bocciati una o più volte perché, come dice Sonia, "Non avevo voglia di studiare", oppure a seguito di un conflitto con un professore, come riporta Corso: "Non c'è stato un grande impegno da parte mia, però ho avuto discussioni con certi professori. Non andavo bene a scuola perché non mi trovavo bene con alcuni professori". Le loro interessanti voci, talvolta anche emozionanti, possono essere un punto di partenza per tutte quelle persone che stanno a contatto e che formano ragazzi in fase di crescita, e possono essere utili per progettare interventi efficaci a prevenire l'abbandono scolastico.

I ragazzi drop-out insegnano.Di P. Silvia-20 maggio 2015

"Drop-out" nasce con l'obbiettivo di analizzare l'abbandono scolastico dalla prospettiva di chi è contemporaneamente protagonista e vittima di questo processo, con il fine di richiamare l'attenzione su un tema così attuale e urgente (secondo i dati Eurostat l'abbandono scolastico in Italia è pari al 17,6%, rispetto al 12,8% degli altri paesi europei). Il volume è articolato in due parti: nella prima si cerca di inquadrare questo fenomeno rintracciandone le concause nella scuola e nella società, nella seconda, più consistente, il professor Batini propone e analizza, in forma sintetica, alcune interviste: voci di drop-out che si raccontano. Il termine "drop-out" è di per sé espressione di negatività e fallimento, e di conseguenza genera grossi problemi di adattamento e immissione nel sociale da parte di questi ragazzi. L'autore pone subito l'attenzione sulla dinamicità del presente e sulla crisi del nostro sistema di istruzione, troppo statico e rigido nei suoi schemi. Il processo analizzato non è dunque da intendere esclusivamente come un rifiuto circoscritto, ma come un evento complesso, interno all'esperienza di vita, condizionato da variabili esterne all'individuo, da determinanti socio-ambientali, economiche e culturali. Emergono così le problematiche di una scuola che trasmette contenuti solo per chi in grado di recepirli, perpetuando una funzione selettiva ed espellendo dal sistema i più deboli in termini di capacità di studio, organizzazione, accesso all'informazione; una scuola che non sa rispondere ed è dunque impreparata a soddisfare i bisogni formativi di questi ragazzi perché usa didattiche frontali, poco laboratoriali e scarsamente motivanti. Tutto ci conduce a una ri-definizione del sistema di istruzione ,in quanto chiaro che il fenomeno dei ragazzi drop-out non rappresenta solo il fallimento dei ragazzi che hanno abbandonato gli studi, ma soprattutto un fallimento della scuola che non ha saputo includerli, motivarli e che li ha orientati sulla base delle loro carenze e difficoltà, senza cercarne competenze e attitudini. Il professor Batini focalizza a questo punto la sua attenzione sull'ascolto, si pone nella condizione di voler comprendere i soggetti di studio, e lo fa attraverso una ricerca di tipo conoscitivo, relazionale e narrativa sulla base definitiva di 67 interviste narrative semi-strutturate rivolte a ragazzi tra i 16 e 18 anni. La sostanza di questo volume si fonda proprio sull'ascolto, inteso come strumento primario per affrontare un problema sociale di così ampia portata. Nei racconti di questi ragazzi, accanto alle ingiustizie subite, alle incomprensioni con alcuni insegnati, a episodi di bullismo, a didattiche poco motivanti, all'enorme divario tra scuola e ambiente sociale, emerge drammaticamente la loro totale impotenza: questi ragazzi non hanno voce, non possono fare nulla, quindi per loro l'abbandono è l'unica via percorribile, spesso anche su consiglio dei genitori esasperati. Allorché i ragazzi drop-out rientrano in circuiti formativi alternativi, come quelli della formazione professionale, viene fortemente avvertito un cambio di marcia della didattica, più vicina, interessante e coinvolgente. Da qui, salvaguardando le risorse, le attitudine e le aspirazioni dei ragazzi, nasce dunque la necessità di un sistema di istruzione flessibile, attento e capace di garantire profitti non solo di natura economica ma soprattutto di natura culturale e di benessere per il singolo e la società. La prospettiva di analisi dell'argomento trattato rende interessante e utile questo volume per gli operatori scolastici, per le famiglie, per la società e per i ragazzi stessi, costituendo un invito all'apertura, al dialogo e all'interazione tra le parti. Protagonisti sono i ragazzi drop-out, che in questo caso, insegnano.

Ricerca sulla dispersione scolasticaDi l. chiara-11 maggio 2015

Drop-out è un testo scritto da Federico Batini, professore di metodologia della ricerca e pedagogia sperimentale all'università di Perugia, che ha diretto, grazie al supporto di un gruppo di ricercatori, delle interviste che hanno come scopo principale quello di far luce su una questione che, ora come mai, è di grandissima attualità: l'abbandono e la dispersione scolastica. Quest'ultima, spiega Guido Benvenuto nell'introduzione, etimologicamente ci porta alla derivazione del verbo dispergere, ossia "spargere qua e là senza un ordine". Questo disperdere, come afferma uno studio del 2000 svolto dal Ministero dell'Istruzione implica una dissipazione di intelligenze, di risorse, di potenzialità dei giovani. In Italia il tasso di abbandono scolastico relativo all'anno 2012-2013 è del 17,6%, mentre nel resto dell'UE le percentuali diminuiscono significativamente e gran parte dei paesi sono prossimi a raggiungere l'obiettivo di scendere sotto il 10%, indicato come traguardo da tagliare entro il 2020. Il libro all'inizio presenta una visione lucida di un sistema scolastico che necessita di essere ridefinito tramite strategie di insegnamento, di apprendimento e di studio che portino a una cooperazione e a un incontro tra la scuola, la famiglia e il territorio, a una rivalutazione della professionalità del docente mediante un'adeguata formazione iniziale, un continuo aggiornamento, un potenziamento delle capacità di mediazione didattica in modo da poter potenziare una continuità tra le scuole del primo e del secondo ciclo, che rappresentano un elemento di elevata criticità dal punto di vista della dispersione, poiché spesso le forme di orientamento, mascherandosi come percorsi volti alla valorizzazione delle capacità e delle competenze personali, in realtà non fanno altro che ghettizzare gli alunni sancendo una sorta di "destino sociale", attaccando su di loro un'etichetta che difficilmente riusciranno a togliersi nel corso dei loro studi successivi, o peggio, nel corso della loro vita. Il tema dell'etichettamento è trattato all'interno del libro, dove al riguardo viene presentato un breve e interessante excursus letterario su come i drop-out siano stati oggetto di pregiudizi da sempre: partendo dal romanzo "Cuore" di Edmondo De Amicis nel 1888 o, ancora prima, da "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" di Carlo Collodi, dove Lucignolo rappresenta il vero prototipo del drop-out nell'immaginario comune. Per studiare un fenomeno complesso come quello dell'abbandono scolastico il volume conduce una ricerca che non ha come scopo principale creare una storta di profilo dello studente drop-out, ma lasciare emergere la sua voce. Questa è la parte più corposa e significativa del volume, dove a parlare sono proprio questi ragazzi che finalmente possono dirci la loro e darci la possibilità di confrontarci con le loro esperienze dirette. La ricerca, che ha finalità conoscitiva e descrittiva, ha utilizzato una base dati di 100 interviste semi-strutturate di ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 18 anni, per poi arrivare, in seguito a un processo di selezione dettagliatamente presentato nel libro, a un totale di 67 interviste, divise in ulteriori gruppi in base alla collocazione geografica (perugina o aretina). Nella seconda parte vengono presentate le interviste di quest'ultimo campione, mentre del campione perugino, per motivi di spazio, vengono presentate solo alcune interviste. Partendo da alcune domande relative al percorso scolastico, alle motivazioni del loro abbandono, alle impressioni e al vissuto a scuola e alle loro prospettive per il futuro si costruiscono le storie di Paolo, Brian, Sonia, Joe, Mia eccetera. I nomi sono di fantasia, ma le loro storie sono tutt'altro che fantasiose: sono reali, e sono le storie di tanti ragazzi che spesso, a causa di una demotivazione e di una mancata fiducia da parte del sistema d'istruzione, sono "spinti fuori" da un percorso scolastico che invece di includerli non fa altro che emarginarli: una discriminazione velata da sempre presente che, ora come mai, rappresenta un'importante emergenza educativa. Il libro, al riguardo, aiuta a uscire fuori da una logica di etichettamento per poter entrare invece in una prospettiva di incontro e di ascolto con realtà spesso diverse dalle nostre. Consiglio la lettura agli insegnanti, agli studenti o a chiunque sia direttamente coinvolto in un percorso educativo e scolastico, ma in realtà questo volume è destinato a tutti coloro che vogliono cercare di mettere in discussione il loro pregiudizio nei confronti di questa realtà sociale, riconoscendo un'alterità che merita di essere rispettata e ascoltata come ogni altra, aiutando questi ragazzi a riscoprire realmente i propri talenti, riacquistando consapevolezza e fiducia in se stessi. Questo processo non riguarda solo la scuola ma tutti, nessuno escluso.

Una realtà nuova e da scoprire! Di b. ilaria-10 maggio 2015

"Drop-out" è un testo di Federico Batini, composto da 178 pagine. All'inizio vi la prefazione di Roberto Trinchero, un'introduzione di Guido Benvenuti, poi vi sono la prima parte ("Perché ascoltare i drop-out?) e la seconda ("Le voci dei drop-out"), e il volume termina con la postfazione di Giuseppe Burgio e i riferimenti bibliografici. Il libro descrive l'abbandono scolastico dalla prospettiva dei drop-out, ovvero quei ragazzi che hanno fallito un percorso scolastico. Batini, insieme al suo team di lavoro, ascolta i ragazzi per capire quali sono le motivazioni di quest'abbandono e quali sono gli errori commessi dagli insegnanti, dalla società, dalle famiglie, per far sì che non si commettano più sbagli simili. Il tentativo di questa ricerca di tipo conoscitivo vuole essere proporre, nel senso letterale del termine, la conoscenza di una prospettiva, anzi di prospettive plurali circa le motivazioni del proprio abbandono e circa le ragioni che lo hanno provocato. Le interviste sono narrative semi-strutturate e lasciano ampio spazio al pensiero del giovane, e alla fine di ognuna di esse vi è un piccolo commento che analizza i significati di ciò che ogni ragazzo ha espresso. Questo volume non si rivolge soltanto ai giovani ma soprattutto alle persone che sono a contatto con loro, per far capire l'importanza del percorso scolastico e delle scelte di vita, soprattutto a quattordici anni quando il ragazzo, come si evince in moltissime interviste, non è pronto per fare una scelta; serve per cercare di approcciarsi al problema in modo differente e non dare la colpa ai ragazzi per i loro insuccessi. Leggendo questo libro ci si rende conto di come la società, la scuola, la famiglia si pongono nei confronti di questi ragazzi, e si apre un mondo nuovo che molte volte non si conosce o si fa finta di non conoscere.

A proposito dei drop-outDi c. eleonora-9 maggio 2015

Questo libro riguarda i drop-out, ovvero coloro che hanno deciso di abbandonare il contesto scolastico a causa di molteplici fattori scolastici, extrascolastici e personali. L'obiettivo che il testo si pone è quello di descrivere tale abbandono dalla prospettiva di questi ragazzi, raccogliendo alcune loro testimonianze in forma narrativa, con lo scopo di inquadrare la complessità del fenomeno e riconsiderarlo in prospettive più ampie. La ricerca presentata ha dunque finalità descrittiva e conoscitiva, e utilizza una base dati costituita da 67 interviste narrative semi-strutturate che hanno consentito di raccogliere materiale di ricerca a metà tra story e life story. Il campione scelto è costituito da una componente aretina (27 interviste raccolte in tre percorsi formativi dell'Amministrazione Provinciale di Arezzo per drop-out tra l'ottobre 2013 e il febbraio 2014) e una componente perugina, costituita da un campione a valanga di 40 soggetti drop-out del territorio perugino. I soggetti intervistati hanno tra i sedici e i diciotto anni, a parte quattro elementi del campione perugino che hanno compiuto diciannove anni. L'analisi viene presentata in forma parziale, per lasciar spazio alla voce dei drop-out, e si è affidata a un processo ermeneutico facilitato da altre fonti documentali teso a cercare le ragioni e le motivazioni che stanno alla base delle scelte dei soggetti rispetto al loro percorso formativo. Per l'analisi delle poche ricorrenze rubricate è stata utilizzata, infine, la tecnica della costruzione di categorie ex post. Ciò che emerge dalle interviste riportate è che questi ragazzi non si sono allontanati dalla scuola, ma sono stati e si sentono talvolta abbandonati dal sistema scolastico, che non ha saputo includerli, comprenderli, motivarli ma che li ha etichettati in modo negativo e superficiale a causa delle loro mancanze: il rischio di ogni etichettamento è quello di configurarsi come una profezia che si autoavvera, e ciò porta ad autosvalutazioni cognitive, bassa motivazione e percezione di inadeguatezza. Ciò che è mancato a questi soggetti è stata la possibilità di integrarsi in un sistema di istruzione per tutti in cui dovrebbe essere garantita la possibilità di recuperare eventuali svantaggi socio-culturali, mentre invece oggi siamo davanti a una scuola che funziona benissimo per coloro che non ne hanno bisogno. Un elemento che emerge in modo ricorrente dalle testimonianze dei ragazzi, infatti, è la critica al metodo di insegnamento della didattica frontale, in cui non vi è dialogo tra insegnante e alunno e il cui fine è solo trasmettere contenuti a chi è in grado di recepirli, attuando una funzione selettiva anziché formativa ed escludendo dal sistema i più deboli in termini di capacità di studio, accesso all'informazione, organizzazione, autostima e senso di autoefficacia; si predilige la teoria rispetto alla prassi educativa, cosicché gli alunni non percepiscono l'utilità per il proprio futuro professionale e lavorativo di ciò che stanno apprendendo, sviluppando una visione dell'apprendimento spesso negativa, che non corrisponde ai propri interessi. Un altro fattore che contribuisce al fenomeno dell'abbandono è il contesto sociale di deprivazione culturale nel quale il soggetto è inserito, in particolare il livello culturale della famiglia di provenienza, la condizione economica e l'importanza attribuita alla formazione nel contesto relazionale del soggetto. Un altro aspetto importante che i drop-out evidenziano è l'inadeguatezza del sistema d'istruzione circa l'età della scelta e l'orientamento scolastico: la scelta della scuola secondaria di secondo grado avviene in un'età eccessivamente giovane, e la scuola assegna scarsa importanza alla discussione del futuro e all'orientamento. Infine, un capitolo del volume è dedicato alla ricerca sull'apprendimento significativo, sottolineando come l'attenzione agli elementi che lo promuovono in molti casi sarebbero stati sufficienti non solo per consentire al soggetto drop-out di proseguire il percorso di istruzione, ma anche di fargli conseguire risultati di apprendimento positivi, evitando l'insorgenza del problema. Alla luce di queste riflessioni è importante che insegnanti, educatori e tutti coloro che fanno parte e dirigono il sistema scolastico prendano consapevolezza delle tematiche affrontate in questo volume, in modo da creare condizioni di crescita e di successo e da poter progettare interventi realmente efficaci per prevenire l'abbandono scolastico e non solo per far fronte ad esso quando ormai è accaduto.