La disuguaglianza fa bene. Manuale di sopravvivenza per un liberista di Nicola Porro edito da La nave di Teseo
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La disuguaglianza fa bene. Manuale di sopravvivenza per un liberista

Collana:
Le onde
Data di Pubblicazione:
15 Settembre 2016
EAN:

9788893440486

ISBN:

8893440482

Pagine:
317
Formato:
brossura
Argomenti:
Economia politica, Discriminazione sociale
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione La disuguaglianza fa bene. Manuale di sopravvivenza per un liberista

L'economia è come il calcio: tutti ne parlano, molti ripetono meccanicamente le idee di altri, pochi sanno descriverne davvero i meccanismi. Nicola Porro ci mette in guardia dai rischi di un pensiero unico che non accetta voci fuori dal coro riscoprendo gli insegnamenti dei più importanti pensatori liberali, molti dei quali oggi ingiustamente trascurati. Parliamo di economisti, filosofi, statisti, persino romanzieri best seller, che nelle loro opere hanno spiegato, e in certi casi previsto, fenomeni con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Le tasse e l'istruzione, il falso mito dell'uguaglianza e le profezie apocalittiche degli ambientalisti: in questo libro l'economia torna una disciplina che ci riguarda molto da vicino grazie ai grandi uomini che l'hanno raccontata. Da Thomas Jefferson a Vilfredo Pareto, dalla scuola austriaca di Mises e Hayek agli eroi nazionali Ricossa e Martino, da Houellebecq a Piketty, Nicola Porro ci conduce con linguaggio semplice, tono ironico e una punta di veleno politico, in un viaggio dentro l'attualità, che è anche un viaggio parallelo alla riscoperta dei nomi dimenticati di quella cultura liberale che ha contribuito in modo decisivo a creare l'impalcatura del nostro paese, e dell'Europa che oggi mettiamo maldestramente in discussione.

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3 di 5 su 2 recensioni

Finalmente!Di B. FRANCESCO-3 Novembre 2016

Il titolo dice tutto! Innumerevoli spunti di riflessione ed approfondimento sul liberismo, sulla libertà, sull'economia, sul politically correct, sul pensiero comune. Ma ciò che ho più apprezzato è che Nicola Porro, da laureato e ancor più appassionato di economia, non ha alcun problema a documentare opinioni con testi di illustri studiosi. Schietto, pungente, e contemporaneamente preciso e chiaro.

Tracotanza neoliberistaDi B. Fabrizio-14 Settembre 2016

L'autore, mostrando evidenti lacune in filosofia ed economia, cerca di giustificare posizioni politiche radicate concettualmente nel binomio sfruttamento-sopraffazione (che poi è la dialettica servo-signore della Phänomenologie, così come si mostra nel divenire storico dell'autocoscienza capitalistica). Tutto bello questo, se non per il fatto che ciò si basa su un'accumulazione di capitale originaria fondata sulla violenza e sull'illecito (o comunque su altri criteri irrazionali e sottratti al controllo democratico che in quanto ingiusti, come insegnano i Grundlinien, invocano una giustizia politica di redistribuzione del reddito e del capitale, che in un'economia finanziaria sono la stessa cosa). L'ingiustizia persistente e perdurante dell'accumulazione di capitale originaria si manifesta nel fatto che, ai detentori di detto stock di ricchezza, è permesso di riprodursi e perpetrarsi al potere attraverso istituzioni ed istituti ormai ritenuti politicamente neutri (si pensi al diritto successorio e alle università private, veri e propri strumenti di esaltazione e perpetrazione al potere della classe detentrice del capitale) grazie al controllo dei media e dell'opinione pubblica. Una prima cura etica al dileguare capitalistico, che ormai permea la società tutta (si pensi alla totale falsificazione delle relazioni sociali nelle grandi città), potrebbe essere un azzeramento una tantum dell'accumulazione di capitale originaria, con successivo monitoraggio della nuova distribuzione del reddito che ne conseguirebbe. Tuttavia ciò richiederebbe istituzioni politiche emancipate dall'influenza della classe detentrice del potere economico, una condizione alquanto irrealistica. Il futuro dell'umanità è da scorgere in un nuovo umanesimo secolarizzato (senza dio, senza trascendenza) che trovi le proprie radici nella scienza e nella cultura (storico-filosofica). Scienza e cultura che, in quanto pratiche etiche, sappiano destituire l'economia neoliberista dal ruolo che essa ha assunto in questi ultimi anni, di orizzonte teleologico dell'umano. Ciò trova fondamento nella sovversione in atto del rapporto mezzo-scopo nella relazione tra capitalismo e scienza moderna (tecnica). La prognosi è positiva. Quando l'accumulazione di capitale cesserà di essere considerata, nel fare di tutti e di ciascuno, come fine (telos) e inizierà a essere considerata come mezzo (instrumentum) per ridurre progressivamente la scarsità delle risorse che servono agli uomini di tutto il pianeta per vivere dignitosamente perseguendo la propria piccola misura di pace e felicità, ecco che l'emancipazione globale sarà raggiunta. E con emancipazione globale intendo la possibilità, riconosciuta a tutti gli uomini come diritto di nascita, di vivere scatenando la propria creatività, la propria fantasia, i propri sentimenti, che sono i tesori più preziosi dell'umanità (ciò si può anche chiamare "ricongiungimento dell'umanità alle proprie potenzialità ontologiche", avverso la "massima alienazione dalle stesse veicolata del mercato globalizzato"), senza gli assurdi e irrazionali vincoli posti dall'organizzazione ultracapitalistica del pianeta. Solo in questi termini può dirsi che un pizzico (piccolo piccolo) di diseguaglianza fa bene. Ma questa evidentemente non è l'opinione di Porro. Per approfondimenti: E. Severino, Capitalismo senza futuro; D. Fusaro, Minima mercatalia.