Disturbo della quiete pubblica
- Editore:
Minimum Fax
- Collana:
- Minimum classics
- Traduttore:
- Miotti M.
- Data di Pubblicazione:
- 15 novembre 2004
- EAN:
9788875210267
- ISBN:
8875210268
- Pagine:
- 285
- Formato:
- brossura
Trama Disturbo della quiete pubblica
Lo sguardo penetrante e la scrittura precisa e implacabile che hanno aperto la strada a Raymond Carver e Richard Ford tornano a dissezionare l'apparente normalità della middle class americana, ma con toni ancora più drammatici: sullo sfondo dell'ottimismo e della prosperità dell'era Kennedy si disegna la storia dell'ambizione frustrata - e della discesa nella follia - di John Wilder, impiegato che sogna il successo come produttore cinematografico e invece conoscerà soltanto l'angoscia dell'ospedale psichiatrico e le manipolazioni di Hollywood. Introduzione di A. M. Homes.
Recensioni degli utenti
Magnifico-29 aprile 2012
Adoro Yates, quindi potrei non sobiettivo, ma la sua scrittura scarna, foroce e realistica la sua capacità di trivellare nel profondo e trovarvi la parte più scura, farla riaffiorare a galla ed esporla senza esprimere un opinione moralistica, mi cattura senza scampo. Qui, a mio giudizio, nella sua migliore espressione.
Disturbi-1 marzo 2012
Un libro secondo me leggermente al di sotto della produzione di Richard yates. La follia del protagonista, l'ambizione per il successo, il denaro, sono elementi ben scandagliati e approfonditi. Qui il dramma si fa più reale, ma paradossalmente meno lucido rispetto a quello di altri romanzi come Easter Parade o Revolutionary Road. E anche i personaggi risentono di un'inferiore approfondimento. Resta comunque una lettura di alta qualità.
Disturbo della quiete pubblica-18 luglio 2011
E' il suo secondo che leggo, mi è piaciuto e l'ho anche prestato ma non so perché mi aspettavo il classico "Postmoderno" un p freddo e iperintellettuale un p alla Barth per dire (che pure ho apprezzato) e invece qui c'é tanta vita e un bel p di sofferenza (parte della quale si suppone autobiografica) , tanto che a me ha ricordato l'altro lato della medaglia di Bellow, insomma visto dalla parte dei perdenti o meglio del nevrotico che non sa superare le proprie nevrosi. Ottimo romanzo, peraltro per niente invecchiato, e una stella tolta solo per qualche pagina finale che ho trovato superfluo
Disturbo della quiete pubblica-2 aprile 2011
La nuova dimensione del noir. Dategli una possibilità. Il romanzo è ambientato tra New York e Los Angeles durante l'era Kennedy, un'epoca dove l'ottimismo e la prosperità economica regnano sovrane! Il protagonista, John Wilder, è ben integrato nella società, ha un lavoro redditizio, una bella moglie e un figlio, ma tutto questo non gli basta: il suo sogno è quello di sfondare come produttore cinematografico! La contrapposizione tra la vita ordinaria e le sue ambizioni lo fanno pian piano precipitare nella follia, infatti viene rinchiuso più volte in cliniche psichiatriche e le descrizioni della vita all'interno di quei reparti sono davvero agghiaccianti! Ogni tanto Johnn prova a mantenere la facciata prevista dalle convenzioni sociali e a seguire la corrente, accettando la vita così come viene, ma ogni volta una nuova crisi lo assale e finisce sempre a trovare conforto scolandosi una bottiglia di whiskey! La forza del romanzo sta, come sempre quando chi scrive è Yates, nello sradicare l'idea di "famiglia perfetta" e nel rendere protagonista un uomo che si fa dominare dalle sue debolezze, facendosi trascinare sempre più giù nel baratro della follia fino a diventare un "perdente" e un emarginato.
l'ancora dell'alcol in un mondo disumano-21 giugno 2009
Forse questo è il romanzo più autobiografico di Yates. Se Revolutionary Road (1961) ha dato inizio in modo straordinario alla sua carriera di romanziere, "Disturbo della quiete pubblica" (1975) pone fine con altrettanta cristallina durezza alla sua vita di scrittore e uomo. In tutti i personaggi presenti si riscontra un carattere, un riflesso opacizzato della vita dell'autore. A cominciare dalla malattia dell'alcolismo, tramandata di padre in figlio, che vedrà soccombere per un'intera vita Yates come John Wilder in preda per tutto il libro a "i semi dell'autodistruzione", all'incapacità di reagire a qualsivoglia situazione negativa. Paradossalmente l'uomo che detiene dentro di sé tutte le caratteristiche non solo per vivere dignitosamente, ma per emergere e distinguersi dalla massa, è imprigionato, relegato a schiavo dalla propria impotenza ad accettare il comune sentire, a reggere il confronto con gli altri. In un lento processo di annientamento, in cui l'angoscia e l'ansia divorano l'anima a John Wilder, agente pubblicitario di grande successo peraltro, prova inutilmente ad uscire dal suo stato depressivo passando da una seduta psichiatrica a una partecipazione agli alcolisti anonimi, da rapporti adulterini a pose famigliari tranquillizzanti, l'unico approdo sicuro rimane la bottiglia. Che l'umanità sia un legno storto lo si sa dai tempi di Caino, ma finendo di leggere questo romanzo non si può non notare come la società celata nella trama sia oramai generatrice e istitutrice di uno stile di vita contrassegnato sostanzialmente da oggetti e denaro. Da tutto quello che può sostituire il rapporto umano, il conforto di una voce, la terapia del dialogo tra due persone. Non c'è spazio per pretenziose ambizioni cinematografiche da parte del protagonista, non c'è spazio per trovare in un'altra donna la forza di uscire dal vicolo cieco della disperazione. E' talmente crudo e reale il tono con cui è vergata ogni pagina da farci credere che l'uomo è un'anomalia assurda e inumana, un errore nella catena evolutiva.