La dirigenza statale. Inquadramento e responsabilità

Il rapporto di impiego pubblico o, come meglio dovrebbe dirsi, il rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni ha rappresentato negli ultimi anni un campo di indagine che ha sempre più attirato l’attenzione degli studiosi di diritto del lavoro. È cosa nota che uno degli aspetti principali delle leggi di riforma del rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni, dal 1993 in avanti, sia rappresentato dal tentativo di importare, in un terreno in cui era del tutto assente, la logica tipica che governa (o dovrebbe governare) l’impresa privata e, al suo interno, l’organizzazione del lavoro, e cioè una logica di diritto privato. Logica che si vuole più snella ed agile, non solo fonte di garanzie per i lavoratori, ma, soprattutto, volano per una maggiore effi cienza all’interno dell’Amministrazione pubblica. Diffi cile dire se il tentativo sia riuscito ed in che misura. E comunque non è questo l’interrogativo da cui muove la rifl essione di Francesco Alvaro. Essa, più che un tentativo di bilancio di un’esperienza ancora da concludersi, si incentra su uno dei nodi problematici della riforma e che, in una certo senso, rappresenta una sorta di precipitato del rapporto di lavoro con le pubbliche amministrazioni e delle sue leggi di riforma, e cioè il nodo della dirigenza pubblica. La nuova normativa si propone infatti di superare collusioni tra potere politico, burocrazia ed organizzazioni sindacali che troppo spesso aveva appesantito il funzionamento della amministrazioni pubbliche. Ed in questo senso il nodo della dirigenza pubblica rappresenta una sorta di cartina tornasole.



1. La figura dirigenziale nella pubblica amministrazione
2. Il rapporto di lavoro dirigenziale
3. La responsabilità dirigenziale