Il diacono di Andrea G. Colombo edito da Gargoyle

Il diacono

Editore:

Gargoyle

Collana:
Nuovi incubi
Data di Pubblicazione:
28 ottobre 2010
EAN:

9788889541470

ISBN:

8889541474

Pagine:
488
Formato:
brossura
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Trama Il diacono

Siamo porte. Ciascuno di noi, ovunque sul pianeta. Varchi spalancati attraverso cui il Male può irrompere e infettare la nostra realtà. Fino a oggi, i varchi erano tenuti sotto controllo da una Volontà più alta e da un delicato equilibrio di forze. Ma, come predetto dalle profezie, l'equilibrio è stato spezzato e qualcosa di estremamente pericoloso è riuscito a passare. Qualcosa di così antico da non aver lasciato negli uomini neppure il ricordo di sé. È in mezzo a noi, ora, e si trascina dietro tutto l'orrore che per millenni è stato faticosamente tenuto alla larga da questa realtà. Forse non c'è più alcuna via d'uscita. Forse non c'è abbastanza Bene sulla Terra per contrastare tutta la malvagità che sta per contaminare questo mondo. Forse la salvezza è nelle mani di un monaco senza memoria, senza nome, senza passato. Un uomo la cui vita e il cui potere sono un enigma che deve essere risolto in fretta, prima che sia troppo tardi. I suoi confratelli lo chiamano semplicemente Diacono ed è il più pericoloso e temuto esorcista che sia mai apparso sulla Terra dopo Gesù Cristo. Non resta più molto tempo ormai. Lo scontro finale è prossimo. Non ci sarà alcuna pietà. Per nessuno. Il tempo della mietitura è giunto.

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 3 recensioni

Il diaconoDi C. Omar-7 aprile 2011

Mah, direi così così, non raggiunge certo i vertici della letteratura. Questo libro ha una manciata di grandi pregi: si legge bene, con una scrittura convinta e epidosi brevi che si susseguono senza lasciare il tempo di riprendere fiato. Ha una tematica antica ed intrigante (il Male assoluto), una prospettiva apocalittica che non lascia troppe speranze, e con la Chiesa, ossì, ci va giù di brutto. Ho letto libri che funzionavano con molto meno di questo. Poi ogni tanto smarrisce la retta via (e forse soprattutto perchè io sono una pignola rompi etc.): la forzatura linguistica delle metafore che vogliono, ad ogni passaggio, renderci partecipi di sensazioni e situazioni, e che funzionerebbero secondo me molto meglio con un paragone secco, scarso di aggettivi ridondanti, libero di essere interpretato a piacere dal lettore, invece di forzare la mano e perdersi in "come" barocchi e spesso eccessivi; la psicologia dei personaggi, perchè se Colombo è "scrittore d'azione" molto vicino alla perfezione, palesa ancora qualche debolezza nel tratteggiare con umanità e verosomiglianza l'animo umano ancora non posseduto dal demonio; e forse in una storia che butta sulla brace tanta carne, qualcosa si sbruciacchia troppo, qualcosa resta un po' crudo. E qualche filo si perde. In ogni caso un risultando piacevole, che ci invoglia ad aspettare qualcos'altro, magari di più maturo, con estrema fiducia.

In fil di penna Di M. Giorgio-16 febbraio 2011

Non ci si aspettava di meglio che una buona scrittura, ricercata e doviziosa di particolari, per un certo verso addirittura elegante, ricca di passaggi agili, mai affannosa (di chi arranca), come si suol dire, esercitata "in fil di penna". La stessa struttura è molto articolata, e la vediamo munirsi di contrafforti e piloni al pari di una architettura gotica, tuttavia senza gli orpelli del gotico fiorito, al contrario risulta piuttosto scarna, quasi minimalista. In cui il lettore è trascinato a forza, in una sorta di realtà sclerotizzata, in cui molti sono gli elementi chiamati a concorrere: l'esorcismo, il profetico, la malvagità, la diavoleria, l'apocalittica. Antropologicamente parlando segna un ritorno all'animismo, allo sciamanismo, all'etnopsichiatria e le conseguenti modifiche dell'ordine sociale, come causa di ritorno alle paure ancestrali che hanno condizionato il cammino dell'uomo. Da cui i disordini mentali (individuali), le turbe dell'inconscio (collettivo), modificate dalla religione e dalla società contemporanea, secondo l'impronta culturale (della razza, dell'ambiente naturale, della conoscenza) cui la storia fa riferimento (i giorni nostri). Scrive H.P. Lovecraft: "Gli uomini di più ampio intelletto sanno che non c'è netta distinzione tra il reale e l'irreale, che le cose appaiono come sembrano solo in virtù dei delicati strumenti fisici e mentali attraverso cui le percepiamo", gli orpelli, appunto, del gotico fiorito cui sopra facevo riferimento. "Ma come predetto dalle profezie, l'equilibrio è stato spezzato e qualcosa di estremamente pericoloso e' riuscito a passare. Qualcosa di cosi antico da non aver lasciato negli uomini neppure il ricordo di sé". Dunque ancora la notte, il buio, le ombre, le capacità intuitive e paranoiche che differenziano la normalità dall'anomalia concettuale dei personaggi, qui straordinariamente codificati, al punto da farci sentire il loro fiato sul collo, avvertire i loro sguardi che si aggirano tra noi (lettori), alla ricerca di una qualche identità labile da penetrare, da sconvolgere e infine da uccidere: "sebbene siano tutti morti". Una storia realistica nelle intenzioni così come nelle ipotesi estreme tirate a forza dentro la narrazione: "Chi sei, chiese di nuovo la voce", "il vecchio monaco fissò i quattro cavalieri (dell'apocalisse) che correvano verso le orde demoniache guidate da N'Tala Jeza, la divoratrice di anime", "Pensavano di proteggere chi da cosa?", "I traditori della Vera Fede erano stati puniti, e gli autori del complotto ai danni della Chiesa stavano per essere annientati. La punizione divina era stata terribile, non era stata dimostrata alcuna pietà per chi stava cercando di minare le fondamenta di Santa Romana Chiesa". Ma questi sono soltanto alcuni passaggi di un thriller dell'orrore, impegnativo quanto sofisticato, fitto di colpi di scena da non lasciare spazio ad alcuna via di fuga "da chi, da cosa?", se i varchi (le porte spalancate attraverso cui il Male può irrompere e infettare la nostra realtà), "sono tenuti sotto controllo da una Volontà più alta e da un delicato controllo di forze", "forse, la salvezza e' nelle mani di un monaco (il Diacono) senza memoria, senza nome, senza passato. Un uomo la cui vita e potere sono un enigma che deve essere risolto in fretta, prima che sia troppo tardi". E una ragione forse c'è, basta ammetterlo con noi stessi perché niente accade mai per caso. Andrea G. Colombo non ci è nuovo, la sua "visione" dell'horror è stata un susseguirsi di assalti alle torri della nostra psiche, mettendoci ogni volta alla prova: da In fondo al nero (Mondadori) , alle occasionali novelle e presentazioni. Ma non vi aspettate una Patricia Highsmith o un Stephen King, e neppure un altro Dan Brown, inattendibile perché infondato, impreciso e, soprattutto, mancante di quel sentore tra musica (hard rock) e poesia (maledetta) che fa dell'horror la quint'essenza della narrativa.

Bel romanzo horrorDi a. barbara-6 febbraio 2011

Un romanzo intenso, ipnotico, da amare o odiare. Tutto in questo libro ti colpisce: i personaggi, le ambientazioni. Un libro dove la natura umana viene esplorata con occhi impietosi, crudi. Da avere assolutamente nella propria libreria. Faticherete a lasciare il libro sul comodino!