Descrizione Così era il Vietnam. Spara a tutto ciò che si muove
"Tiri su il suo body count o ha chiuso". Il generale Ewell incalzava senza pietà i suoi sottoposti in Vietnam con la conta dei morti. Era ossessionato. Nessuno doveva permettersi di abbassare il livello della sua divisione. 6.000 morti al mese come minimo, era l'obiettivo. Ne andava della sua reputazione di "macellaio" del Delta del Mekong. Tutto in Vietnam ruotava intorno al body count. Sulle pareti della mensa campeggiavano i punteggi settimanali di ogni soldato, in modo che tutti vedessero. E si regolassero di conseguenza. Se eri tra i primi avevi premi, licenze, casse di birra e altre piacevolezze. In caso contrario, stavi molto molto scomodo. Il sergente Roy Bumgarner pare ne abbia uccisi 1.500 da solo. E come lui, ce n'erano decine. "Uccidi, uccidi, uccidi", urlavano le reclute pertutto l'addestramento. "Spara a tutto ciò che si muove" era l'ordine dall'alto per le missioni. Disobbedire non era contemplato. La retorica della guerra in Vietnam ha riconosciuto My Lai come l'unico crimine di guerra commesso dai soldati americani. La strage di 500 donne, anziani e bambini, tutto un villaggio, compiuta nel 1968 è definita un caso isolato, opera di mele marce. Non è così. Basandosi su documenti riservati e sulle voci di testimoni oculari americani e vietnamiti, Turse costruisce il racconto mdella "sporca guerra".
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Una sporca guerra-6 febbraio 2017
Non avendo un fronte, la guerra in Vietnam fu condotta in modo sbagliato: i progressi nel conflitto non si misuravano in base ai territori conquistati ma sul numero di vittime, il cosiddetto body count: in pratica una battaglia era vinta se le perdite del nemico superavano quelle proprie. Basandosi sulle testimonianze di americani e vietnamiti, l'autore fornisce un quadro desolante di un conflitto in cui bisognava uccidere il più possibile.