Il conto dell'ultima cena. Il cibo, lo spirito e l'umorismo ebraico di Moni Ovadia, Gianni Di Santo edito da Einaudi
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Il conto dell'ultima cena. Il cibo, lo spirito e l'umorismo ebraico

Editore:

Einaudi

Data di Pubblicazione:
2 febbraio 2010
EAN:

9788806200350

ISBN:

8806200356

Formato:
brossura
Argomenti:
Folklore, proverbi, miti e leggende, Studi sull'Ebraismo
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Descrizione Il conto dell'ultima cena. Il cibo, lo spirito e l'umorismo ebraico

Moni Ovadia se ne va in giro tra Antico Testamento e regole kasher, insegnamenti rabbinici e storielle ebraiche, ricette tipiche e cucina che se la fa con la religione, alla ricerca di un'etica del cibo. D'altra parte Adamo ed Eva erano vegetariani. È solo dopo il diluvio universale che la carne entra a far parte dell'alimentazione dell'uomo. E tutto nasce ancora dalla storia del popolo ebraico. La tradizione ebraica della kasherut indica i cibi che si possono consumare perché conformi alle regole della Torah. Ma oltre questo il cibo ebraico ha prodotto un'enorme mole di storielle, divieti, ricette e prescrizioni che Ovadia cullandoci tra cibi e digiuni, tra falafel, halle, krapfen, e altre leccornie, tra antiche osterie e contaminazioni culinarie, e una musica che accompagna l'ospite a tavola, con l'ironia tipiche dell'ebreo errante.

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3 di 5 su 4 recensioni

Etica del cibo e antidoto all'intolleranzaDi l. loretta-13 luglio 2011

Premetto che, secondo me, Moni Ovadia va visto, più che letto. Dice lui stesso di non sentirsi dotato come scrittore. Trovo la seconda parte del libro un po' arraffazzonata (Genesi, interviste, ricette...). Bellissimo il capitolo sul gran banchetto della fratellanza, forse perché parla di un film meraviglioso e straordinariamente poetico: Un tocco di zenzero. Titolo simbolico azzeccatissimo, per me, e riduttivo per Ovadia. Sempre gradevole l'umorismo ebraico, anche se avrei dovuto dosare le storielle e leggerne magari due al giorno, per gustarle di più. Ho apprezzato molto l'etica del cibo di cui parla e la citazione di Singer "Nei confronti degli animali tutti sono nazisti, per gli animali Treblinka dura in eterno".

Proprio bello!Di O. Diana Evelina-22 aprile 2011

È un libro che racconta le usanze della tradizione ebraica e da dove siano sorte, sottolineando l'importanza che esse hanno per l'uomo; e tutto questo intercalando con tante 'storielle' che danno un'idea di cosa sia l'umorismo ebraico, che riesce a prendere in giro anche se stesso. Spesso poi, per che ha già visto Ovadia, ci si immagina come lui le racconterebbe, col suo accento yiddish, e questo non fa che rendere ancora più gustose le sue 'barzellette' .

con quei soldi andate a mangiarvi una pizza!Di M. flavio-8 agosto 2010

Con tutto il rispetto per il signor Ovadia e per le bellissime e interessantissime tradizioni ebraiche, mi sembra vergognoso chiedere 16 euro (ma anche 13,60 sono troppi) per un libercolo di 110 pagine (io mi sono arenato alla 50esima) che alterna poche righe con spiegazioni e concetti della tradizione ebraica con barzellette che non fanno ridere nessuno, in cui quasi sempre c'è il fesso ricco e lo scaltro contadino sgrammaticato, o il prete cattolico babbeo e di nuovo il contadino ebreo ignorante ma furbo.

e si possono provare le ricetteDi c. vinicio-2 luglio 2010

Eh già ... io ho iniziato dai carciofi fritti, e devo dire che erano eccellenti. Non conoscevo molti aspetti della cultura ebraica, ed ero anche un pò spaventato dal mondo di regole come noi lo vediamo; Moni Ovadia, invece, semplifica tutto, e fra una ricetta ed una storiella, ora di quelle tradizionali, ora di quelle familiari, fa capire che in fondo l'ebraismo è ben diverso dai rabbini vestiti di nero che ogni tanto vediamo ai TG. Ci spiega con umorismo il perchè di qualche comportamento e trasforma in giocosa qualche usanza che da distante sembra imposizione; ci porta dentro il significato della religione attraverso un atto elementare come il mangiare, che è si necessità, ma sempre nel rispetto del mondo che ci circonda: rispetto per gli animali, per le piante, per la divinità in cui crediamo ed anche per il resto degli uomini. E conclude con qualche ricetta, a dimostrare che questo rispetto non preclude il gusto del cibo, anzi, che questo gusto è ancora più grande sapendo che non contravviene ai propri ideali. Certo, ricordiamoci che è di parte, lui è ebreo: però non ci esclude, ci coinvolge.