Il continente invisibile di Jean-Marie Gustave Le Clézio edito da Instar Libri
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Il continente invisibile

Editore:

Instar Libri

Collana:
Le Antenne
A cura di:
M. Balmelli
Data di Pubblicazione:
14 gennaio 2008
EAN:

9788846100900

ISBN:

8846100905

Pagine:
126
Formato:
brossura
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Descrizione Il continente invisibile

"Se l'Africa è il continente dimenticato, l'Oceania è il continente invisibile", perché i primi viaggiatori che vi si sono avventurati non l'hanno visto, perché ancora oggi è un luogo senza riconoscimento internazionale, un passaggio, sebbene molti esploratori abbiano rischiato la vita per raggiungerlo e tentare di cartografarne le coste. Quando scopre l'immensità dell'oceano, la miriade di isole, isolotti, atolli di questo continente fatto più di mare che di terra, Le Clézio non immagina fino a che punto il mito possa ricongiungersi con la realtà. In questo racconto invita a scoprire la cultura dell'Oceania, a orientarsi con le stelle, ma anche a non dimenticare la storia dei popoli delle isole, il loro passato di migranti e di schiavi, il loro presente ancora troppo simile al passato. Oltre che viaggio iniziatico dietro le poche immagini note - spiagge, bellezze polinesiane di Gauguin, Naghol - questo libro è una riflessione critica su quella globalizzazione che mette in pericolo l'armonia di una civiltà preziosa ma fragile.

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3 di 5 su 3 recensioni

Il continente invisibileDi L. Alberto-5 agosto 2011

Insignito del premio nobel per la letteratura del 2008 mi lascia perplesso, devo dire che, almeno da questo scritto, non se ne capisce il perché. Pur con tutti i suoi limiti, Pamuk è spanne al di sopra. Questo è un discreto resoconto di sensazioni di un nomade che vaga tra le isole del Pacifico. Intanto c'è da dare punti negativi ha chi ha tolto il nome dell'isola, Raga, dal titolo italiano. Il titolo francese già aveva più senso "Raga. Avvicinamento al continente invisibile". Poi abbozzi, descrizioni, mini storie dentro la storia di questi popoli del mare. Certo, un grande inno al mare, alla rivoluzione interiore di questi che sono gli ultimi ad essere stati sottomessi dall'uomo bianco. Queste le parti migliori, quando si parla di suor Gladys, di Charlotte, di Bebé (oh, la mia mitica cuoca mauritana ed il suo montone). Meno quando si cerca di far vedere le proprie conoscenze antropologiche (e per fortuna, c'è un minimo di accenno nelle note che consentono qualche recupero). Anche dal punto di vista dell'etologia, non mi sembra una cima luminare di sapere nuovo o condensato. Piuttosto un masticare qua e là, cercando la via del minor male. Lontano dall'empatia di Chatwin. Insomma, una discreta lettura, ma solo discreta. Proverò a leggere altro, forse qualcosa della sua prima parte di scrittura, che dicono sia migliore, per vedere di modificare il mio giudizio non positivo sull'autore.

Il continente invisibileDi l. Maria-30 marzo 2011

Amo leggere questo libro quando l'autunno è alle porte. Molto interessante per chi ama i saggi antropologici. Analisi lucida della cultura melanesiana con miti e storia (purtroppo sempre la stessa di un passato di turpe colonizzazione tesa ad annientare intere etnie sull'altare del "progresso" e del commercio internazionale).

Il continente invisibileDi V. Enrico-3 agosto 2010

Il continente “invisibile” di cui Jean-Marie-Gustave Le Clézio ci parla in questa sua ultima opera letteraria è l’Oceania, un insieme di isole grandi e piccole di cui fanno parte l’Australia, la Nuova Zelanda e la Polinesia, luoghi che nell’immaginario collettivo sono quanto di più vicino al paradiso in terra si possa immaginare, ma di cui ancora oggi si parla o niente, se non in termini di mere mete turistiche. Premio Nobel per la Letteratura nel 2008, Le Clézio intreccia il diario di viaggio, il reportage storico-giornalistico e la creazione narrativa, dando vita a una narrazione densa e affascinante che si vuole distaccare decisamente, riuscendovi, dalla classica immagine da cartolina. Così, spostandosi continuamente attraverso diversi piani narrativi e intrecciandoli l’uno all’altro, Le Clèzio parte da semplice viaggiatore per divenire poi esploratore e infine semplice amante, riportando fedelmente le proprie impressioni e i propri pensieri, e senza mediare o addolcire in alcun modo quello che alla fine è anche un atto di accusa verso il fenomeno della globalizzazione, che rischia di schiacciare e mettere in pericolo una civiltà estremamente fragile e preziosa.