Confessione di un assassino raccontata in una notte
- Editore:
Adelphi
- Collana:
- Gli Adelphi
- Edizione:
- 5
- Traduttore:
- Griffini B.
- Data di Pubblicazione:
- 23 Febbraio 1994
- EAN:
9788845910333
- ISBN:
8845910334
- Pagine:
- 152
- Formato:
- brossura
Recensioni degli utenti
Una notte all'osteria-24 Aprile 2012
Joseph Roth non delude i suoi ammiratori. In questo romanzo dà voce a un espatriato russo che, nel mentre di una notte, racconta come un fiume in piena le avventure oscure della sua vita. La narrazione a volte si colora di tinte visionarie quando, a più riprese nel corso della storia, compare e riappare un personaggio luciferino. Una storia sul potere e il fascino del Male, con la sua naturale banalità ma anche una storia di spionaggio e corruzione dell'intera polizia russa.
Giallo asburgico-29 Marzo 2012
Il romanzo giallo di Roth, tra riflessioni psicologiche e avventure sfrenate nella psiche, in viaggi in omnibus e retaggi continui. Quando il figlio illeggittimo di un principe russo tenta di essere riconosciuto dal padre, finisce per trasformarsi in uno dei più spietati agenti della poliza segreta russa. Neanche la sua anima impenetrabile riesce però a resistere agli assalti dell'amore, fino alla tragedia parigina dell'omicidio passionale e al colpo conclusivo di scena. Roth perde un pò in lucidità espressiva ma guadagna in profondità.
Confessione russa teatrale-9 Ottobre 2010
“Confessione di un assassino raccontata in una notte” è scelto, letto, commentato come il romanzo russo di Joseph Roth. La dimensione onirica e quella fisicamente ambientale; il tema della follia insorgente e quello dell’apparizione mefistofelica; l’inetta ricerca paterna e quella crudele della realizzazione amorosa effettivamente fanno pensare al meglio della grande narrativa russa del secolo XIX, per cui far nomi quali Gogol e Dostoievskij non è operazione impropria. Lo si legga, dunque, come tale. Ma lo si legga, questo prezioso gioiello di carta, anche in un altro modo, se si vuole: come un testo in prosa di natura teatrale. Si tratta, infatti, di una “confessione” fatta in un tempo relativamente ristretto e quindi valido dal punto di vista scenico (una notte); in un luogo buio, che si presta alle fantasmagorie e alle apparizioni (lo scenario è un bar lurido, in cui poi davvero le parole si incarneranno in figure); a dei presenti che sono, secondo tecnica drammaturgica, spettatori interni, rappresentazioni “nel” testo dei lettori-spettatori “fuori” dal testo. Battute interne, riferimenti alla rappresentazione su palco ed a quella solita della vita, propensione dello stesso narratore a digressioni, soste (come a prendere fiato), rimandi, censure del narrato confermano che l’opera ha, quanto meno, anche una dimensione perfetta per il palcoscenico. Ciò, volendo, la rende ancora più russa. L’ho scritto: è un piccolo gioiello, uno di quei libri che per quanto esili, per quanto sottili, quando posti sul comodino, hanno la forza di svegliarti la notte, ricordarti che sono lì, costringerti alla lettura. Lo consiglio davvero.