Comandante ad Auschwitz

Editore:

Einaudi

Traduttore:
Panzieri Saija G.
Data di Pubblicazione:
8 aprile 2014
EAN:

9788806221164

ISBN:

8806221167

Pagine:
268
Argomenti:
Fascismo e Nazismo, Storia d'Europa
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Descrizione Comandante ad Auschwitz

Presentato da Primo Levi, il documento che per la prima volta ha illuminato dall'interno la mentalità e la psicologia dei nazisti, e la storia e il funzionamento delle officine della morte. Rudolf Hoss, ufficiale delle SS, fu per due anni il comandante del più grande campo di sterminio nazista, quello di Auschwitz, in cui vennero uccisi più di due milioni di ebrei. Processato da un tibunale polacco alla fine della guerra, venne condannato a morte. In carcere, in attesa dell'esecuzione, scrisse questa autobiografia. Si tratta di un documento impressionante che ci consente di cogliere dal vivo l'insanabile contraddizione tra l'enormità dei delitti e le giustificazioni addotte.

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Recensioni degli utenti

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5 di 5 su 4 recensioni

Da leggereDi T. Emanuela-4 aprile 2018

Questo libro sarebbe da comprare solo per la prefazione di Levi e l'articolo finale di Moravia. Poi c'è anche l'autobiografia del Comandante: vale la pena leggerla, ma che fatica! E' difficile come lettura perché ti costringe a stare nella sua mente stretta e superficiale... Ma che esperienza! Se ne esce cambiati! Leggetelo!

Un libro forte, da star male.Di R. Manuela-22 marzo 2018

Ho impiegato 7 giorni per leggere solamente 167 pagine. Ma queste non sono 167 pagine e basta. Sono fiumi di parole a volte così insulse da voler buttare il libro fuori dalla finestra, altre volte così forti che magari è meglio buttar via il proprio stomaco. Questo libro mi ha stordito, mi ha devastato. Scritto in maniera così fredda, così distaccata, così superficiale. Inizialmente Höss mi ha fatto pietà, ma poi è stato in grado di descrivere uno stermino con la stessa enfasi con cui io scriverei la lista della spesa. È stato in grado di descrivere altre SS come mostri, mentre lui era un semplice soldatino che doveva obbedire agli ordini. Mi ha nauseato con i suoi mille discorsi sul concetto di obbedienza. Mi ha schifato vedere con quanta pochezza vivesse il tutto. Con tutta onestà mi ero immaginata una mente diabolica dietro tutto questo, mentre alla fine del libro Höss mi è sembrato un poveretto di cui non si capisce molto se ci è o ci fa. Comunque. Nonostante io sia nauseata (letteralmente) sono felice di aver letto questo libro per tutti i dettagli storici e per la grande possibilità di immedesimarsi anche dal lato delle SS, cosa che ti permette di avere una visione più completa della tragedia. Consigliato, ma non per gli stomaci deboli. Ho avuto la nausea per tutto il giorno.

L'essenza del male modernoDi P. Alberto-30 maggio 2015

Il male moderno è un male burocratico, razionale, efficiente, spersonalizzato, tecnologico, meccanico, "igienico", industriale. Questa tipicità del male moderno emerge con impressionante forza, in tutta la sua tragicità e assoluto orrore, dalle pagine di questa autobiografia scritta da Rudolf Hoss, comandante di Auschwitz dal 1941 al 1943, poi nominato capo servizi all'ispettorato dei campi di concentramento. Hoss fu arrestato dalla polizia militare britannica l'11 marzo 1946 nei pressi di Flensburg. Dopo il primo interrogatorio da parte della britannica Field Security Section vi furono altri interrogatori a Norimberga. Il 25 maggio 1946 Hoss fu inviato in Polonia, perché fosse giudicato dalla Procura di Stato del Supremo Tribunale polacco del popolo, istituito apposta per giudicare i criminali di guerra. Il 2 aprile 1947 a Varsavia, il Tribunale emise la sentenza di condanna a morte, e il 16 aprile la sentenza fu eseguita per impiccagione nel campo di Auschwitz. Nel corso della prigionia Hoss scrive questa autobiografia nella quale descrive con dovizia di particolari l'assassinio igienico e industriale di massa avvenuto nel campo di sterminio da lui efficientemente comandato. Hoss descrive la fabbrica della morte come se stesse descrivendo un qualsiasi procedimento produttivo: evidenzia aspetti urbanistici, tecnici, logistici, difficoltà da superare, compiti da eseguire. Il tecnicismo è agghiacciante: immaginate la relazione di un direttore di fabbrica in merito alla realizzazione di questo o quel prodotto. Hoss parla di trasporti, magazzini, processi, contabilità, divisione dei compiti, specializzazioni, analizza e prescrive ordini produttivi, migliora continuamente processi e procedure, ma la fabbrica da lui diretta produce un unico prodotto: la morte. Da leggere per capire e per non dimenticare. Mai.

Il senso del dovere!Di c. monica-14 dicembre 2010

Rodolf Hoess fu il primo comandante di Auschwitz, a lui si deve la scritta all'entrata del campo "il lavoro rende liberi", perche' lui stesso, essendo stato incarcerato e poi scarcerato per omicidio, riteneva che la mancanza di lavoro per un prigioniero rendeva allo stesso la vita intollerabile, anzi il lavoro era uno strumento educativo per imporre disciplina e regolarita' nell'individuo. Rudolf Hoess presenziava alle selezioni, alle uccisioni col gas, era presente in ogni attivita' del campo, e svolgeva il suo lavoro con il rigore di chi adempie correttamente ai doveri che derivano dalla sua posizione di comandante del Lager, svolgeva il suo lavoro di consapevole assassino preoccupandosi soltanto di obbedirre agli ordini ciecamente per il raggiungimento dello scopo al quale i suoi superiori lo avevano addestrato. In queste sue memorie parla dei prigionieri del Sonderkommando e non si spiega il comportamento di questi detenuti costretti da lui stesso in qualita' di comandante del campo, ad uccidere e bruciare i deportati ad Auschwitz. Non realizzava che forse questi prigionieri cercassero in qualche modo di salvarsi la vita (se faccio tutto quello che posso forse mi salvo) . In queste sue memorie non ci sono sensi di colpa ma solo giustificazioni. Lui era solo un esecutore di ordini e tutte le colpe ricadono sui suoi superiori, ribellarsi agli ordini era impossibile perche' questo fatto avrebbe potuto creare disordini e lui Rudolf Hoess non accettava il disordine. Nonostante la fine della guerra, rimane fedele all'Idea folle nazista dicendo che l'uso del terrore era lo strumento ideale per rendere il popolo ubbidiente, perche' ogni tedesco doveva essere subordinato incondizionatamente allo Stato nazista perche' solo questo Stato avrebbe risposto ai suoi bisogni e lo avrebbe guidato nel modo giusto. Pure la guerra di aggressione era giusta perche' solo con essa si sarebbe ottenuto lo spazio vitale per il grande popolo Tedesco. E' un libro che tutti dovrebbero leggere perche' racconta in modo impressionante la ludica freddezza del gerarca nazista che compie il suo dovere consapevolmente e che lo fa solo in nome del cieco senso del dovere.