Colpevole di essere nata. Un'adolescente ad Auschwitz di Simone Lagrange edito da L'Harmattan Italia

Colpevole di essere nata. Un'adolescente ad Auschwitz

Collana:
Memorie
Traduttore:
Barile N.
Data di Pubblicazione:
2008
EAN:

9788878920873

ISBN:

8878920878

Pagine:
180
Argomenti:
MEMORIE, Olocausto
Acquistabile con la

Descrizione Colpevole di essere nata. Un'adolescente ad Auschwitz

Il percorso di una ragazzina, vittima del famigerato capo della Gestapo a Lione nel 1944, K. Barbie, sopravvissuta al campo di concentramento e testimone d'accusa nel processo del 1987 contro il suo aguzzino.

Spedizione GRATUITA sopra € 25
€ 19.50
Attualmente non disponibile, ma ordinabile (previsti 15-20 giorni)
Effettua l'ordine e cominceremo subito la ricerca di questo prodotto. L'importo ti sarà addebitato solo al momento della spedizione.
servizio Prenota Ritiri su libro Colpevole di essere nata. Un'adolescente ad Auschwitz
Prenota e ritira
Scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
5 di 5 su 1 recensione

L'accusa di SimoneDi M. MARA-16 ottobre 2008

E' la storia autobiografica, scritta circa dieci anni fa, da Simone Kadoshe, una ragazza ebrea francese deportata tredicenne ad Auschwitz insieme con la madre, nel giugno del 1944, dopo essere stata torturata per diversi giorni da Klaus Barbie, il cosiddetto Boia di Lione, capo della Gestapo in questa città con il grado di Hauptsturmführer, tragicamente celebre per la deportazione di centinaia di ebrei (tra questi, moltissimi bambini), nonché per la tortura ed eliminazione fisica di altre centinaia di patrioti francesi. Simone è stata il principale testimone d'accusa al processo, intentato nel 1983/1987 contro tale truce personaggio; processo che vide ben 37 udienze, conclusosi con la condanna di Barbie all'ergastolo per crimini contro l'umanità. La prima sentenza del genere pronunciata in Francia. Il racconto riesce a far sì che il lettore si identifichi totalmente con il terrore di questa ragazzina, la sua disperazione, ma anche la forte dignità, il coraggio di vivere, che le fa apprezzare un raggio di sole tra i rami o il sorriso di una prigioniera, l'amore immenso per la Mamma, che la induce a rinunciare alla fuga, durante il trasferimento verso l'Ignoto, pur di starle vicino. La Mamma è figura sempre presente, anche quando gli aguzzini gliela porteranno via, ad Auschwitz, per ucciderla nella camera a gas. Il linguaggio è semplice, efficacissimo, nel descrivere l'indescrivibile: i pianti dei bambini, le urla bestiali, le botte, la progressiva, calcolata, disumanizzazione dei prigionieri, colpa ancor più grave, se possibile, della loro soppressione. Lo stile narrativo è essenziale, con le sue frasi brevi e i punti esclamativi che esprimono i sentimenti, senza tante preoccupazioni formali. Nel condurci davanti alla Gorgone, quell'impietosa freschezza espressiva spesso è assai più efficace dei preziosismi tipici di uno scrittore di professione.