Civilissimo e barbaro. Marcello Mascherini scultore

Il "civilissimo Mascherini, il barbaro Mascherini". In due aggettivi Alfonso Gatto coglieva, nella sua monografia del 1969, l'affascinante "duplicità" dell'artista udinese-triestino (1906-1983), uno dei grandi nomi della scultura italiana del Novecento. Civilissimo nella sua inesausta ricerca umana e intellettuale, barbaro nel riferimento espressivo a un mitico (o mitologico) arcaismo contrappuntato di paniche accensioni, Marcello Mascherini - questa scrupolosa biografia redatta da Roberto Curci, che privilegia l'uomo rispetto all'artista, lo conferma - è stato un abile e agile acrobata, capace sia di danzare leggero sul filo della stilizzata purezza formale, come uno dei suoi fauni flessuosi, sia di calarsi intrepido nel dramma della materia martoriata dal tempo e dalla natura, come le sue creature "carsiche", incise nella pietra o nel bronzo quasi fossero carne viva.