Il circo capovolto di Milena Magnani edito da Feltrinelli

Il circo capovolto

Editore:

Feltrinelli

Collana:
I canguri
Data di Pubblicazione:
2008
EAN:

9788807701924

ISBN:

8807701928

Pagine:
166
Formato:
brossura
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Trama Il circo capovolto

Un campo rom al confine di una città. Si intravedono fabbriche in disarmo, tangenziali, supermercati. Un villaggio con leggi e lingua proprie, visitato episodicamente da polizia, operatori sociali, autoambulanze. C'è un capo burbero, diffidente, violento. Quando arriva Branko l'ungherese, l'accoglienza è fredda: deve restare ai margini fangosi del campo. Eppure a sera gli vanno intorno i bambini, incuriositi dal suo grosso baule. Vogliono conoscere la sua storia. Ogni sera, fuori dal rifugio di lamiere, Branko ne racconta un pezzo. Una storia di circo e di guerra, di acrobati e campi di sterminio. Branko è discendente di una dinastia di circensi. Il nonno ha perso la vita insieme a tutta la sua famiglia in un campo di prigionia. Il padre di Branko, unico sopravvissuto, ha celato al figlio le proprie origini. Ma il passato torna a galla, e Branko ripercorre le orme del nonno. La luce del giorno scopre la durezza del vivere, ma al calar del sole Branko riprende il racconto e infine mostra ai ragazzini il contenuto del misterioso baule. Dentro c'è un intero circo, con clavette, birilli e trapezi. E allora la sera si colora, e i bambini si trasformano in acrobati, clown, giocolieri. La voce di Branko, dolce, fragrante di sogni e di futuro, è in realtà la voce di un morto. L'ungherese è stato ucciso ma non sa morire, non fino a quando non è sicuro che abbiamo capito che l'immaginazione è più forte, che la vita è più forte.

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4 di 5 su 3 recensioni

Il circo capovoltoDi O. Federico-5 agosto 2011

Benissimo la prima parte, fino a circa metà libro. Ma poi crolla drasticamente fino ad un finale prolisso. Un po' prende (ma solo verso la fine) ed un po' lascia. La storia si svolge centralmente in un campo rom all'estremo confine di una città. Si intravedono fabbriche in disarmo, tangenziali, supermercati. In una parola degrado. Quando arriva l'ungherese Branko, l'accoglienza è fredda: deve restare ai margini fangosi del campo. Eppure a sera gli si fanno intorno i bambini, incuriositi dal suo grosso baule. Vogliono conoscere la sua storia. Ogni sera, fuori dal suo rifugio di lamiere, Branko ne racconta un pezzo. Una storia di circo e di guerra, di acrobati e campi di sterminio. Branko è l'inconsapevole discendente di una dinastia di circensi. Il nonno, tradito da quello che credeva essere un amico nell'Ungheria della Seconda guerra mondiale, ha perso la vita insieme a tutta la sua famiglia in un campo di prigionia. Collegando la morte dei saltimbanchi ad Auschwitz con l'emarginazione attuale, la Magnani ci fa fare un tuffo in questo mondo vicino a noi eppur così lontano. Per fortuna che ci sono i bambini che, con tutta l'innocenza, ma anche la maturità di chi vede molto, prenderanno in mano la fiaccola della speranza. Quella che il circo ci portava nei ricordi dell'infanzia. Non ho apprezzato, anche se ne capisco il motivo, l'utilizzo di una lingua infarcita di "gitanismi" che fanno calare nella realtà descritta, ma che (a me) sono incomprensibili. Una scrittrice da rivedere in altre opere.

bellissimo, mi ha cambiato il punto di vistaDi c. elisa-5 ottobre 2009

E' un romanzo bellissimo. Dovrebbero leggerlo tutti perchè riguarda la nostra vita di oggi e il rapporto con le persone diverse da noi. Dopo averlo letto mi sembra di aver capito tante cose che non mi avevano neanche sfiorato nel rapporto con i rom e gli extrcomunitari in genere. credo che questa storia bellissima dovrebbe essere distribuita nelle scuole e fatta conoscere a tutti. Elisa

uno sguardo vero da un campo romDi t. anna-2 ottobre 2009

Ho trovato questo romanzo strordinario. Un romanzo che parla tutte le lingue della differenza. Sia per il tipo di scrittura che per il contenuto commovente e al tempo stesso duro ma poetico. E' un romanzo di intercultura e di ricerca di ciò che unisce le diverse identità di una società multietnica proprio attraverso il ricorso al linguaggio della giocoleria e del circo. Io lo vedo come come una risposta importante da dare oggi a questo clima di intolleranza e di ferocia. E' un libro che consiglio a tutti anche agli adolescenti. anna tanari