Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani. Istriani, fiumani e dalmati: storie di esuli e rimasti di Jan Bernas edito da Ugo Mursia Editore
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Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani. Istriani, fiumani e dalmati: storie di esuli e rimasti

Data di Pubblicazione:
11 aprile 2011
EAN:

9788842544562

ISBN:

8842544566

Pagine:
192
Formato:
brossura
Argomenti:
Genocidi e pulizia etnica, Storia d'Italia
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Descrizione Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani. Istriani, fiumani e dalmati: storie di esuli e rimasti

Alla fine della Seconda guerra mondiale migliaia di italiani di Istria, Fiume e Dalmazia si trovano senza alcuna difesa di fronte all'odio etnico-nazionalista del regime di Tito, deciso a jugoslavizzare quei territori. In 350mila fuggono, per essere accolti in Italia tra diffidenza e indifferenza. Altri decidono di rimanere, riscoprendosi giorno dopo giorno stranieri a casa propria. A questi si aggiungono gli italiani del controesodo: comunisti partiti alla volta della Jugoslavia per costruire il Sol dell'avvenire. Un sogno finito nei campi di concentramento titini. Paradossalmente, tutti subiscono la stessa accusa: "Fascisti!". Gli esuli, perché in fuga dal paradiso socialista. I rimasti, perché italiani. In questo libro sono raccolte le testimonianze dei protagonisti di questa odissea: le loro parole prendono per mano il lettore e lo accompagnano lungo tutto il cammino che condusse un popolo con lingua e tradizioni comuni a dividersi irrimediabilmente. Un cono di luce che si accende su una pagina di storia italiana troppo spesso dimenticata o raccontata solo attraverso gli opportunismi della politica.

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5 di 5 su 1 recensione

TOCCANTE Di M. ERNESTO-9 marzo 2011

Consiglio vivamente la lettura di questo libro che ho divorato tutto in una sola notte; pur non avendo vissuto di persona quanto accaduto nell'immediato dopoguerra agli ex territori italiani (Istria e Dalmazia), ho colto il profondo senso della patria e dell'Italianità che hanno caratterizzato tutti i relatori delle cronache riportate in questo libro. Non so quanta forza possa esserci nelle nuove generazioni, lontane dalle asperità delle guerre, per sopportare quanto accaduto, né se conservino lo stesso spirito di patria o la stessa perseveranza, e anch'io non credo di averne la forza... Mentre leggevo, sentimenti di rabbia, di sconcerto e sconforto, mi hanno percorso l'animo, trascinadomi emotivamente nelle cupe, orribili ed interminabili ore, che i sopravvissuti alle pulizie etniche della Jugoslavia di Tito hanno lasciato ai posteri; sono episodi agghiaccianti, peraltro mai adeguatamente studiati od affrontati con la giusta critica storica ed antropologica, che lasciano ferite non riemarginabili. Siamo in dovere di ricordare quanto accaduto, riflettendo profondamente sul senso delle aspre contrapposizioni ideologiche, di stampo totalitaristiche; esse annullano il senso dell'umanità, della solidarietà, della comprensione, nebulizzando l'intelletto, l'unico attributo che può veramente differenziarci dagli altri esseri viventi...