Descrizione Chi sono i nemici della scienza? Riflessioni su un disastro educativo e culturale e documenti di malascienza
Molti lamentano la crisi della cultura scientifica e la diffusione di un analfabetismo scientifico e tecnologico che inizia nella scuola e sarebbe alimentato da una diffusa ostilità nei confronti della scienza. Il modo di curare questa malattia consisterebbe nel propinare una overdose di informazione e divulgazione scientifica improntata a immagini positive e in contrasto con la cultura umanistica "parolaia".Questo libro si propone di dimostrare che il male ha cause ben diverse. La crisi attuale è alimentata dai fautori di un rozzo scientismo di stampo positivistico, dai divulgatori che presentano in modo magico e acritico ogni risultato scientifico-tecnologico e da coloro che escludono la scienza dalla cultura, riducendola a tecniche di "problem-solving ", a mera abilità pratica, in definitiva priva di attrattive per chi continui a nutrire interesse per la conoscenza.Il volume collega la crisi della cultura scientifica a un disastro educativo che sta sgretolando le fondamenta delle strutture dell'istruzione. Sotto l'influsso di teorie pedagogico-didattiche sedicenti progressiste la scuola si sta trasformando da luogo di formazione e di cultura in un laboratorio di metodologia dell'autoapprendimento. Come ha scritto Jean-François Revel, "la decadenza dell'insegnamento da trent'anni è conseguenza di una scelta deliberata secondo la quale la scuola non deve avere come funzione la trasmissione della conoscenza".Il libro è concentrato sul caso italiano ma molte delle riflessioni sviluppate hanno valore più generale e mettono in luce un processo che è espressione di una crisi della cultura occidentale in alcuni dei suoi nodi nevralgici: la cultura scientifica, la scienza e il suo insegnamento.
Recensioni degli utenti
Chi sono i nemici della scienza?-8 agosto 2011
Audace polemista, matematico con il vizietto della filosofia della scienza, Israel conduce un viaggio nel mondo della scienza italiana vista con gli occhi del docente universitario e del prof. Di scuola superiore, mostrando di volta in volta una casa in rovina, una strada interrotta, un fiume in secca. Si fermasse qui, non sarebbe certamente il primo a denunciare le mille disavventure della scuola italiana. Merito principale del libro è soprattutto quello di avere collegato l'odierna incapacità di "trasmettere la scienza" a processi storici ben delineati, e in particolare al lavorìo culturale del fascismo e del comunismo italiani, dal ventennio al muro di Berlino; il primo ha privato la nazione di cattedratici e programmi di ricerca di prima classe, sostituendolo con personaggi di dubbio valore che si sono riciclati nel dopoguerra, l'altro ha ridotto la scienza a un capitolo del materialismo dialettico atrofizzando il superamento di uno scientismo ingenuo e vetusto. In seguito l'invasione della scuola da parte di un inquietante pedagogismo egualitarista. Verrebbe da pensare a una qualche teoria del complotto, e invece è tutto vero. Un libro "di sinistra", in quanto sostenitore di un'istruzione pubblica che non si riduca a logiche aziendali; ma anche "conservatore", perché l'educazione è essenzialmente una trasmissione di ciò che c'è, perché rimanga e si sviluppi. Da leggere, anche per chi non è d'accordo.