La casa ispirata di Alberto Savinio edito da Adelphi

La casa ispirata

Editore:

Adelphi

Edizione:
2
Data di Pubblicazione:
3 marzo 1986
EAN:

9788845906473

ISBN:

8845906477

Pagine:
168
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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4 di 5 su 3 recensioni

La casa ispirataDi P. Leandro-8 agosto 2011

Questo libretto ha rappresentato una sfida per me, il linguaggio è quanto di più complesso si possa immaginare, e all'inizio sembra procedere a fatica: il lessico usato è spesso ricercato, i termini desueti e le costruzioni arcaiche, ma accidenti! Una volta colta la musicalità ed entrati nel ritmo della scrittura, si arriva ad apprezzare una rara cadenza poetica e un linguaggio colto, la ricchezza di figure retoriche e di immagini, oltre ad una sapiente caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni. Nella Casa ispirata' vivono spiriti e fantasmi; appaiono visioni e presagi. I personaggi stessi sembrano grottesche caricature che si muovono nelle ombre della realtà, fino a confondersi coi loro stessi spettri. Il racconto ha un che di surreale che cattura l'immaginazione, ma non si sviluppa lungo una storia vera e propria: ogni capitolo può rappresentare un episodio a sé, con un valore suo, e si può leggere indipendentemente dagli altri. Ciascuno rientra tuttavia in una visione unica e contribuisce alla costruzione di una grande metafora, che si rivela ed esplicita solo nelle ultime pagine.

La casa ispirataDi M. Mauro-1 ottobre 2010

Nella Parigi delle avanguardie i ricordi di Savinio intrisi di un oscuro presentimento, scritti in un italiano splendido ormai un po' desueto e dimenticato.

Il cannibalismo degli uomini impazzitiDi T. Alessandro-3 settembre 2010

È caricatura di bruttezza “La casa ispirata” di Alberto Savinio. È tela dipinta oscura, a luce tenue, buia immagine in cui riconoscere fattezze orride, distorte, digrossate: sembran incubi ma sono uomini. Parigi, Rue Saint-Jacques, numero 73. Via bibliofila, una volta, ridotta ora ad infanda zona di “canove di vino” e “misteriose bocche di bordelli”. All’ angolo un emporio d’ortopedia “espone in rutilanti mostre tremende gambe articolate, toraci di caucciù, natiche posticce, occhi di vetro, mani flessibili, braccia meccanizzate, cinti di elastico, bendaggi di gomma e altri pezzi di ricambio per mutilati”. In terra “un rigagnolo di urina gialla”. Qui sorge la villa di cui il narrante è ospite. Ad un tempo alcova edipica, salotto borghese in putridume, museo di cere spaventevoli. Eccone una addentar del pane: “Recisone un pezzo con un colpo netto dei molari, allargando la bocca fin sotto le orecchie come il cane che attacca un osso difficile, mentre la crosta faceva scricchiolare e la maciullava insieme con la mollica in una orribile palla che a ogni ribatter delle labbra si vedeva passare dalla mascella sinistra alla destra e reciprocamente, fissava con espressione di profondo disgusto il mozzicone rimastogli fra l’indice e il pollice ocrati dalla nicotina”. È in questo eccesso percettivo il senso ed il valore dell’opera di Savinio, che scova e afferra, scruta e muta, offre e svela il disfacimento in marcio dell’umanità che si avvia alla guerra. Non v’è sbraito morale né microscopia realista ma un insieme suscitato di anatomie misteriche, di fiati pesi, di corpi sfatti tra simboli funerei e presagi minacciosi. Così nani demoniaci, giovani dementi, ombre di gran matrone, priapi barbuti, anziani di fibra morbida, madri di carne tremula son “spaventosa apparizione” tra pareti di rancido fetore, sono spettri in anticipo a dispetto sui fantasmi che infesteranno le macerie dell’ Europa, sono emblemi d’un orrore quotidiano e truculento che motiva e rende il folle di cui si è in sinistra attesa. E noi, lettori seduti all’accennato “convito di necrofili”, già disgustiamo del cannibalesco pasto delle macchine impazzite.