La camera chiara. Nota sulla fotografia. Ediz. illustrata di Roland Barthes edito da Einaudi
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La camera chiara. Nota sulla fotografia. Ediz. illustrata

Editore:

Einaudi

Edizione:
2
Traduttore:
Guidieri R.
Data di Pubblicazione:
11 febbraio 2003
EAN:

9788806164973

ISBN:

880616497X

Pagine:
130
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Descrizione La camera chiara. Nota sulla fotografia. Ediz. illustrata

Il volume raccoglie una serie di riflessioni, considerazioni, digressioni sul tema della fotografia. "Medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo", la fotografia viene scrutata non in sé, ma attraverso un certo numero di casi.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 8 recensioni

La camera chiara. Nota sulla fotografia..Di n. maria rossella-1 gennaio 2024

Ottimo è ciò che cercavo. Grazie per la disponibilità e la velocità.

Saggio oppure Di m. enea-22 febbraio 2017

"Punctum" e "Studium" sono degli appigli per analizzare una serie di foto che culmina con la foto della madre. Barthes parla della fotografia, delle sue fotografie, di ciò che la fotografia, nella sua impossibilità di cogliere la realtà nella sua completezza, vuole raccontarci, o meglio, vogliamo che ci racconti. Oppure ciò che Barthes ci vuole raccontare.

La camera chiaraDi B. Nadia-30 agosto 2013

Libro da leggere assolutamente da chi voglia indagare l'universo teorico attorno alla riproduzione fotografica. Benché si riferisca ad un mondo per noi lontano (quello delle lastre, delle pellicole) rimane un libro che stimola il ragionamento sulla fotografia e sul suo senso. Il capitolo sulla foto della madre è stato il più significativo per me ed anche il più suggestivo. Consigliato a chi ha già una conoscenza di base sulla storia della fotografia. Il libro è ben fatto, le riproduzioni delle fotografie sono ben leggibili.

Nota sulla fotografiaDi P. Matteo-28 maggio 2012

"La camera chiara" è un interessante saggio di Barthes dedicato - come si intuisce nel titolo - alla fotografia: sono contenute molte riflessioni critiche sulle opere di famosi fotografi professionisti. Questo saggio è da considerarsi un riferimento tanto per la pratica quanto la teoria fotografica.

Perchè si fotografa?Di L. Pina-5 maggio 2012

Barthes, da non specialista, ci presenta la fotografia dal solo punto di vista delle emozioni che trasmette soffermandosi, tra le altre cose, sull'irrimediabile esigenza di rappresentare, nel momento in cui si osserva una fotografia, un attimo che, per sua stessa natura, é stato e che non é più. Una lettura difficile, ma illuminante.

La camera chiaraDi V. Giacomo-25 settembre 2011

Barthes resta sempre un punto fermo per chi vuole approfondire studi di carattere semiotico e semiologico, letto oltre trent'anni fa, quando apparve tra gli ultimi testi da lui composti prima della morte, anche questo libro non poteva che confermare la sua consacrazione come autore nonché come critico. L'ultimo Barthes era tanto convinto della sua scuola di pensiero la semiotica quanto della sua scrittura originale, irripetibile, non scolastica, appunto "autoriale", da poter discettare con pari sicurezza ed efficacia in materia di moda, amore e perfino civiltà nipponica. Le sue illuminazioni finali restano ancora oggi fulminanti. Anche in questo caso la fascinazione della sua prosa resta immutata benché un po' troppo riprodotta dai suoi epigoni. Ma la chiave ermeneutica è invecchiata, irrimediabilmente datata. La fotografia di cui parla il grande critico non è più la nostra. Lui parla di biochimica, di analogico, di pose e di lastre. Il nostro è l'universo elettronico, digitale, dei pixel e di photoshop. Dunque tutto il discorso appartiene a una dimensione che non ci appartiene: un po' come se si parlasse del volo in termini di mongolfiere e alianti, mentre per noi volare significa motori a reazione, astronavi e droni. Non producono nemmeno la pellicola, figuriamoci se può essere attuale un sistema critico basato su un'altra forma di percezione. Il che in fondo sarebbe poco male se Barthes non avesse avuto intenzione di elaborare un libro tanto leggero quanto universale nella sua scansione apodittica e oracolare. In conclusione, ci fa piacere la sua dichiarazione in favore della realtà ma sappiamo che oggi la fotografia è il tempio della falsificazione. Ci commuove la sua ricerca della foto archetipica della madre, ma oggi confineremmo queste pagine nel genere autobiografico. Ci suggerisce spunti lessicali tuttora pregevoli allorché individua i soggetti e le funzioni che interagiscono in una foto, ma ora sappiamo di potercene servire solo in chiave metaforica. Da leggere come reperto di un'età tramontata. Resta il brivido di come dovranno apparire un giorno gli studi critici dedicati all'universo letterario, quando l'umanità avrà imparato a ragionare esclusivamente in termini di e-book.