Biopolitica di un rifiuto. Le rivolte anti-discarica a Napoli e in Campania di Antonello Perillo edito da Ombre Corte
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Biopolitica di un rifiuto. Le rivolte anti-discarica a Napoli e in Campania

Editore:

Ombre Corte

Collana:
Culture
Data di Pubblicazione:
28 luglio 2009
EAN:

9788895366500

ISBN:

8895366506

Pagine:
240
Formato:
brossura
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5 di 5 su 1 recensione

Biopolitica di un rifiutoDi D. Marco-21 novembre 2009

Biopolitica di un rifiuto di Anna Simone Andare ai resti, ascoltare la parola della miseria del mondo, rovesciare tutti i paradigmi che in questi anni hanno fatto del meridione o un elemento di estetizzazione della politica o un processo di vittimizzazione coatta delle "plebi", decostruzione di tutti gli ordini del discorso del potere che hanno reso e rendono qualsiasi forma di presa di parola diretta all'interno delle cosiddette "lotte territoriali" una mera boutade anti-moderna, dire la verità. Sono solo alcune delle tante linee interpretative che costituiscono l'intreccio formidabile costruito dall'Urit (Unità di ricerca sulle topografie sociali) dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli in un recentissimo libro che ha come obiettivo, peraltro assai riuscito, quello di ricostruire il contesto e le rivolte anti-discarica a Napoli e in Campania (Biopolitica di un rifiuto, a cura di Antonello Petrillo, pp. 253, Ombre Corte, euro 22, con un'introduzione di Lucio D'Alessandro ed una postfazione di Salvatore Palidda). La ricerca, guidata da Petrillo e uscita a due anni dalle lotte che hanno letteralmente incendiato la Campania, appare fin dalle prime pagine come un lavoro poco italiano, seppure assai incistato all'interno dello specifico territoriale dell'argomento che affronta. Poco italiano, in questo caso, vuol dire fornire di un surplus di significazione sociologica il lavoro che è stato dato alle stampe per una ragione molto semplice: raro, anzi rarissimo, trovare nel panorama accademico delle scienze sociali in Italia lavori in grado di poter reggere il paragone con le grandi ricerche sociali francesi a la Bourdieu, in primo luogo, o prossime alla tradizione di Said in secondo luogo (nel caso in cui si volesse stratificare storicamente anche la portata di alcuni fenomeni sociali). E' rarissimo, insomma, trovare lavori sociologici in grado di scardinare quegli stessi ordini discorsivi che fanno delle scienze sociali solo un orpello atto a significare il potere anziché tentare la carta, assai più rischiosa, del "dare la parola" a chi quello stesso potere lo subisce mostrandocelo nudo e crudo.