Barbari. L'alba del nuovo mondo di Peter S. Wells edito da Lindau
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Barbari. L'alba del nuovo mondo

Editore:

Lindau

Collana:
I leoni
Traduttore:
Ossola F.
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2008
EAN:

9788871807751

ISBN:

8871807758

Pagine:
238
Formato:
brossura
Argomenti:
Storia culturale e sociale, Storia d'Europa
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Descrizione Barbari. L'alba del nuovo mondo

La storiografia non è stata benevola con i "barbari". Noi europei siamo soliti delineare lo sviluppo delle nostre società evocando alcuni momenti topici: la Grecia, Roma, il Rinascimento, l'età moderna, l'Illuminismo, la Rivoluzione industriale, per arrivare poi ai nostri giorni. Lungo questo percorso esiste un periodo che sembra costituire una frattura nel contesto del progressivo manifestarsi della civiltà. Sono i cosiddetti "secoli bui" dell'Alto Medioevo, seguiti alla caduta dell'Impero romano a opera dei "barbari", quei popoli che i tardi scrittori latini descrivono come invasori violenti, incolti, dalla incerta identità (e che noi, seguendo loro, abbiamo continuato a giudicare tali).In realtà le più recenti scoperte, soprattutto archeologiche, ci obbligano a un radicale ripensamento: esse infatti ci parlano di civiltà evolute e moderne, sia nelle condizioni di vita che nelle espressioni artistiche. A giudizio di Peter Wells l'età dei barbari segnò l'alba di un mondo nuovo, fu l'inizio dell'Europa che oggi conosciamo. Per la prima volta il baricentro del continente si spostò dal Sud mediterraneo al Nord dei celti e dei germani. Nuovi popoli e nuove tradizioni, fino a quel momento messi ai margini, si affacciarono sul proscenio della storia. E Roma fu sconfitta sul piano militare ma ancor più su quello culturale, perché le società barbariche si rivelarono più aperte, dinamiche e vitali.

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3 di 5 su 1 recensione

NON SOLO SECOLI BUIDi P. Tullio-15 giugno 2018

Questo breve compendio esce un po fuori dalla retorica; tradizione che ci ha insegnato come l'Europa con il declino di Roma sarebbe entrata in un vicolo cieco. Infatti, l'autore, basandosi su specifiche ricerche archeologiche concentrate soprattutto nei cimiteri, offre una versione in controcorrente e cerca di dimostrare che il progresso, seppur con minore vigore, ha continuato la sua strada, mostrando un aumento della produzione in generale. Fra i diversi sviluppi che si sono realizzati dopo la decadenza dell'Impero, cita l'innovazione dell'aratro pesante a ruota, propiziando impulso all'agricoltura; espansione degli scambi, dunque, del commercio con mercanti, provenienti anche da molto lontano, protetti dalle leggi emanate da Carlo Magno che circolano liberamente, portandosi dietro nuove idee, divulgano nuove esperienze, facendo circolare l'informazione. Anche le arti evoluiscono, così come l'architettura; l'oreficeria si impreziosisce, praticata pure da comunità nomadi che producono su ordinazione. Anche se l'autore non lo specifica, in questo contesto storico, è evidente come si formano le basi delle specializzazioni artigianali a cui segue la divisione del lavoro, embrione di ciò che il liberalismo definisce ordine spontaneo del mercato e da cui deriva quello che gli avversari della libera iniziativa, in modo spicciativo, chiamano Capitalismo. Lettura utile che aiuta ad interpretare e capire meglio gli avvenimenti che seguono al declino dell'Impero Romano, a prova che non si sono affatto interrotti l'evoluzione ed il progresso nel continente, contrariamente a ciò che si è soliti ad insegnare; ossia, il Medio Evo non era fatto unicamente di secoli bui, ma che, anche se a passi più lenti, l'evoluzione è proseguita, continuando il suo commino. Del resto, ci sono le prove che buona parte della stessa tradizione cristiana è stata rafforzata dai monaci provenienti dall'Irlanda che fondano i primi monasteri, dove si cura e preserva buona parte della rispettiva letteratura.