In un bacio saprai tutto. Racconti di passione

Ci può essere un tempo in cui sono nati i baci o in cui è nato l’amore? Per Eva Cantarella l’eterno sentimento non può che essere nato ai tempi degli antichi romani e ce lo racconta con Dammi mille baci, uno spassoso viaggio nelle bizzarrie e nelle fissazioni dei nostri antichi eredi per baci e sessualità. L’amore ai tempi del Colosseo era sicuramente un appiglio materiale al piacere, ma anche un’esigenza per affermarsi nella vita e nella società, infatti per i romani la virilità era la massima virtù e senza di essa un uomo poteva considerarsi perduto. Sia per cultura politica che sociale i romani venivano educati alla dominazione e così anche nella vita sessuale si consumavano brutalità. Dalla violenza di Marte ai danni di rea Silvia nasce infatti Romolo, il fondatore di tutta Roma. La Cantarella ci introduce così in un ambito meno esplorato e sicuramente meno noto per i più, fatto di curiosità, di miti e di leggende, ma anche di ritrovamenti reali, di scritte oscene lasciate sulle mura della città o nei palazzi patrizi. Oltre alla virilità un’altra caratteristica fondamentale era infatti la vanità, ossia il gloriarsi davanti a più persone possibili, anche al popolo intero, delle proprie prestazioni sessuali e allora frasi esplicite, spesso oscene vengono riportate dalla scrittrice perché presenti su taverne, muri dell’epoca. Non pensavano così solo alla guerra i nostri antenati, ma l’amore era in prima linea e a trecentosessantacinque gradi e Dammi mille baci lo dimostra con un excursus nella poesia, da Catullo, che amava uomini e donne, a Orazio e Marziale, sino agli usi e costumi dell’epoca in fatto di matrimoni, fecondità, leggi e abbigliamento delle prostitute e delle donne “perbene”.