Ad Auschwitz c'era un'orchestra di Fania Fènelon edito da Vallecchi

Ad Auschwitz c'era un'orchestra

Editore:

Vallecchi

Traduttore:
Pacca P.
Data di Pubblicazione:
30 luglio 2008
EAN:

9788884271358

ISBN:

8884271355

Pagine:
266
Formato:
brossura
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Trama Ad Auschwitz c'era un'orchestra

Il campo di Auschwitz-Birkenau è l'unico a possedere un'orchestra femminile, nella quale, nonostante tutto, può sopravvivere la speranza. La musica sarà per Fanìa, cantante francese di origini ebraiche, il contatto salvifico con la vita, un filo sottile a cui si aggrapperà tenacemente con il preciso intento di sopravvivere e testimoniare, perché nessuno possa mai dimenticare. Dal racconto di Fania Fénelon pubblicato per la prima volta in Italia nel 1977, sono tratti il film "Playing for time" e numerosi adattamenti teatrali. Questa nuova edizione restituisce al lettore la sconvolgente esperienza dell'orrore del nazismo.

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5 di 5 su 2 recensioni

Musica nel Lager.Di c. monica-30 giugno 2011

Paradossalmente vero Auschwitz aveva una orchestra. Un'orchestra composta da prigioniere che suonavano allietando le giornate dei nazisti del campo, carnefici in lacrime davanti ad esibizioni sublimi. L'orchestra provava e provava e inventava nuove composizioni e ancora provava a ridosso dei crematori, dove si respirava cenere e morte. L'orchestra che suovana cadenzano gli istanti di vita di tutti gli schiavi intrappolati nel Lager, ulteriore diletto per i Tedeschi. La musica era solo dolore nel dolore ma unica speranza di vita per queste donne perche' avevano questo talento. Suonano e cantano e forse sopravvivono. L'assurdita' di Auschwitz e dell'animo umano, dove il nazista si commuove davanti al suono di un violino o ascoltando il canto di una bella voce, e nel contempo si diverte sguaiatamente ascoltando i suoni delle fucilazioni, ascoltando i disperati pianti e lamenti di tutti quegli uomini donne e bambini che manda a morire.

Musica per sopravvivereDi b. claudia-25 marzo 2011

Pian piano si torna a vivere, ma non si dimentica. Così molti anni dopo Fania racconta il suo campo di concentramento. Musicista, ha avuto la fortuna - se così si può chiamare - di far parte dell'unica orchestra femminile presente in un lager. Ciò ha permesso a lei e alle sue compagne di sottrarsi in parte agli orrori delle quotidiane selezioni per le camere a gas, lavorando duramente alla musica per tutto il giorno con l'ossessione di creare qualcosa che fosse gradito alle S.S., pena la fine di tutte le speranze. Le S.S. si commuovono alle lacrime ascoltando l'aria della Butterfly, mentre il cielo sopra è saturo del fumo proveniente dai forni crematori. Una toccante testimonianza su cui non servono commenti.