Assunta e Alessandro. Storie di formiche
- Editore:
Einaudi
- Collana:
- Supercoralli
- Data di Pubblicazione:
- 14 settembre 2010
- EAN:
9788806200008
- ISBN:
8806200003
- Pagine:
- 129
- Formato:
- rilegato
Trama Assunta e Alessandro. Storie di formiche
Alessandro ha sempre la testa fra le nuvole: è impiegato alle Ferrovie dello Stato ma scrive racconti per il "Corriere dei Piccoli", è marito e padre di famiglia ma sembra dare il meglio di sé negli scherzi e nelle chiacchiere con gli amici. Nella sua vita però, quando è stato necessario, non sono mancati piccoli atti di eroismo, come quando, durante la prima guerra mondiale, è riuscito coraggiosamente a evitare una tragedia in caserma, o come quando diffondeva l'"Avanti!" nella Roma occupata dai tedeschi. Assunta ha sempre i piedi per terra: concreta, precisa, volitiva, per non dire testarda. Ama il lavoro silenzioso e le cose essenziali, il figlio prima di tutto. La storia di Assunta e Alessandro è la vicenda umana di due italiani lungo gran parte del Novecento. E la storia delle loro origini, delle loro formazioni, del loro incontro, del loro matrimonio, della loro felicità e delle loro delusioni. Raccontata dal figlio, che un po' fa lo storico familiare, un po' divaga e commenta con ironia: due strategie complementari per distanziare la commozione. Così come il ricordo doloroso della vecchiaia dei genitori, e delle loro morti, mantiene tutto il calore affettivo ma riesce a trasformarsi in alta meditazione di stampo classico. Ma nel libro c'è, fortissima, la presenza di un ulteriore protagonista dopo Alessandro, Assunta e l'ombra del narratore. È la città di Roma, che pulsa nelle descrizioni e nei ricordi dando ritmo a tutta la narrazione.
Recensioni degli utenti
Assunta e Alessandro-24 luglio 2011
Il professore si cimenta per l'ennesima volta con la narrativa, ottenendo anche stavolta buoni risultati. Raccontare un piccolissimo universo scomparso, restituirgli la sua verità, è anche in qualche modo riconoscergli un senso. Ed è quindi un modo di elaborare lo sgomento di chi resta, fino a potersi pacificare con il "E questo è tutto. Non c'è altro".