Amuleto di Roberto Bolaño edito da Adelphi
Alta reperibilità

Amuleto

Editore:

Adelphi

Collana:
Fabula
Traduttore:
Carmignani I.
Data di Pubblicazione:
23 giugno 2010
EAN:

9788845925016

ISBN:

8845925013

Pagine:
144
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Amuleto

Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in un'indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a mettere i propri protagonisti in condizione di apparente disagio fisico. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato Roberto Bolano, che in questo romanzo ha inventato Auxilio Lacouture, una straordinaria anti-Nero Wolfe. Se per via della stazza il detective di Rex Stout abbandona a fatica, e comunque malvolentieri, la sua serra, Auxilio, che peraltro è magrissima, non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove la polizia ha appena fatto irruzione a caccia di sovversivi. Siamo nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un pranzo di gala, appena un po' rumoroso: e quello che Auxilio tenta febbrilmente di ricostruire è un atroce delitto politico - il primo anello, si scoprirà, di una catena ininterrotta di crimini. Un'immagine dopo l'altra, lo spazio fisico si dissolve, mentre la voce di Auxilio diventa quella di Bolano, e attraverso una galleria di personaggi indimenticabili ridisegna la geografia, immaginaria e persine troppo reale, di un intero continente.

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3 di 5 su 5 recensioni

Forse non l'ideale per cominciare bolanoDi L. Michela-27 marzo 2012

Ho scoperto solo dopo aver concluso la lettura del libro che questa storia è tratta da "I detectivi selvaggi", forse il libro più amato di Bolao. E forse avrebbe avuto più senso leggerlo dopo di quello, forse sarebbe stato più comprensibile. Invece così la lettura mi è sembrata banale e scontata e ho provato solo una minima simpatia per la protagonista principale, non mi sono sentito attratto da una storia troppo sfilacciata e il cui nucleo centrale avrebbe dovuto essere la tragedia di Tlatelolco vista dalla protagonista e non i suoi sogni e i suoi ricordi evanescenti. Eppure la scrittura è magnifica, quel tanto che basta per voler approfondire la conoscenza di tale autore.

Amuleto Di S. Goffredo-8 luglio 2011

La storia ci viene narrata da uno dei personaggi di I Detective selvaggi. Forse un romanzo un po' minore, ma anche, probabilmente, quello un po' più poetico; e mi spiego meglio: ovviamente il romanzo è scritto in prosa ma le sensazioni che induce, la musicalità dello scritto, i tempi stessi della narrazione mi hanno ricordato molto la poesia, genere letterario di cui non sono un estimatore (quindi è forse anche per questo che il romanzo mi è piaciuto un po' meno rispetto agli altri romanzi di Bolao). Il libro è narrato in prima persona da Auxilio Lacouture, una donna, madre di tutti i poeti messicani, rimasta rinchiusa per circa una decina di giorni nei bagni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Nazionale Autonoma del Messico, durante l'irruzione delle forze dell'ordine nel 1968. Da questo evento prende il via il romanzo che non ha una chiara suddivisione temporale: il tempo smette di scorrere e diventa una sorta di eterno istante (tanto che la narratrice "ricorda" eventi che devono ancora avvenire). Il tutto narrato in maniera magistrale (come sempre) dalla penna di Roberto Bolao, sempre di più, nella mia opinione, uno dei più grandi scrittori della seconda metà del secolo scorso. Il mio voto è comunque un bel 5 perché anche un Bolao in tono minore è comunque quanto di meglio ci possa essere nel panorama letterario contemporaneo.

AmuletoDi p. raffaele-7 aprile 2011

Una lettura piacevole e intelligente, un linguaggio semplice ma estremamente efficace nel descrivere soprattutto una grande passione: quella per la letteratura. Una delle voci più memorabili de I detective selvaggi, quella di Auxilio Lacouture, scorre, si gonfia e tracima fino a divenire un piccolo romanzo a sè. Piccolo romanzo, certo, se ci si limita a contarne le pagine (meno di centoquaranta, in questa edizione italiana) , ma grande, grande opera d'arte, se si va al sodo della faccenda che è molta, dalla prima all'ultima riga. Abbandonandosi al flusso di chiacchiere mai petulanti di questa Auxilio, non musa, giammai, ma madre segaligna e sdentata della poesia messicana, se ne esce sublimati e stravolti, come capita spesso se si è alle prese con la prosa magistrale di Bolano. Già lo sottolineava fra le pagine dei Detective, Auxilio, di essere la madre della poesia messicana, e anche in questo Amuleto lo ribadisce più volte, sempre senza pompa ma beandosi di un orgoglio sottile. Probabilmente, a giudizio di molti, ci sarebbe ben poco di cui essere orgogliosi nell'essere la madre di certi poetastri sanguigni ma emaciati, il solito Arturo Belano e compagnia bella. Che ci guadagnerebbe infatti qualcuno a farsi carico, emotivamente, di questa corte dei miracoli avvinazzata, rancorosa, superba, spiantata e tutt'altro che saggia? Auxilio lo sa e lo sviscera, sfruttando il lucido colabrodo delle sue memorie, scivolando nella quarta dimensione dall'alto della latrina universitaria in cui si trincera nel 1968, in seguito ad un'incursione poliziottesca. Spastica del tempo, sorella latina e altamente bohemienne del Billy Pilgrim di Vonnegut (autore di tutt'altra pasta, mirabolante ma per propria scelta mai sublime), la madre della poesia messicana svela dolcezza ad ogni tic nervoso, fragilissima eppure immarcescibile, un tantino schizoide ma compiuta dal principio alla fine e dalla fine al principio (ed al principio non era il verbo, bensì il verso). E quando dall'alto o dal fondo della sua vita senza filtro si lascerà andare al vaticinio, ogni suo oracolo risulterà assurdo quanto sacrosanto. In fondo è pur sempre di poesia che s'è imbevuta e inguaiata, benedetta mammina dei maledetti.

AmuletoDi m. silvio-31 marzo 2011

Superconsigliato a chi ama l'immenso sutore cileno. Tutte le opere di Bolao sono piene di richiami all'intero corpus dello scrittore, e anche questo "Amuleto" non fa eccezione, visto che si ritrovano molti richiami a "I detective selvaggi" e anche un accenno premonitorio a 2666. Si ritrova anche la prosa a tratti barocca, quasi poetica, di Bolao, con punte liriche a tratti commoventi. Ma la vera chicca sono le ultime pagine, che da sole valgono tutto il romanzo: veramente da brivido.

monologoDi l. Mauro-29 settembre 2010

Romanzo enigmatico in forma di monologo, al quale dà voce un singolare personaggio: Auxilio Lacouture, una donna di mezza età allampanata come Don Quijote, amica della poesia e dei poeti messicani, che frequenta e accudisce del tutto disinteressatamente. Durante l’occupazione dell’università da parte della polizia nel settembre ’68, è rimasta nascosta per una dozzina di giorni nel bagno delle donne al quarto piano della facoltà di Lettere e Filosofia, sola, senza cibo, dissetandosi con l’acqua dei rubinetti e scrivendo versi sulla carta igienica. Da questo bagno, inondato dalla luce della luna che gioca sulle piastrelle, si diparte l’intero tessuto narrativo del romanzo e l’episodio si converte in una linea di demarcazione oltre il tempo, verso la quale convergono il passato e il futuro non solo della vita individuale di questa donna e dell’ambiente che la circonda da vicino, ma anche della storia latino-americana della fine del Novecento. Anche il monologo si uniforma a questa sorta di dilatazione dei contenuti, perché inizia in sordina sul piano della quotidianità, per poi svilupparsi gradatamente verso un’irrealtà sempre crescente, fino a sfociare nelle immagini decisamente visionarie del suggestivo finale, pervaso dal coraggio, dalla speranza e dall'amore per la vita. Le varie situazioni, materia del racconto, vanno sempre meno concatenandosi secondo le leggi della causalità narrativa e sempre più plasmandosi secondo le esigenze dell’ordito simbolico, che svelerà finalmente la natura del “crimine atroce” preannunciato nell’esordio. E la figura di Auxilio, ispirata a una donna realmente esistita, viene trasfigurata dalla fantasia dello scrittore diventando una sorta di allegoria della irriducibile resistenza della letteratura contro ogni forma di repressione e insieme testimonianza vivente di innocenza e verità contro i delitti perpetrati dagli uomini e dalla storia.