L' amore in sé di Marco Santagata edito da Guanda

L' amore in sé

Editore:

Guanda

Data di Pubblicazione:
27 marzo 2008
EAN:

9788860883032

ISBN:

8860883032

Pagine:
174
Formato:
brossura
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Trama L' amore in sé

In un'aula dell'università di Ginevra echeggiano i versi d'amore di Petrarca: davanti ai suoi studenti, un italianista legge e commenta, interpreta, e mentre la poesia risuona tra le pareti, nella memoria del professore a poco a poco riaffiora una lontana storia d'amore, che va a intrecciarsi in modo inaspettato e imprevedibile con la sua vita presente. Ancora adolescente, nella pianura emiliana in cui è nato, si era innamorato di una ragazza della borghesia locale, ricca, bellissima, e naturalmente irraggiungibile come le donne delle poesie. Era stato un amore forte, intenso, pieno di passione e di ideali, ma anche un amore infelice, senza speranza, un incanto che forse solo i versi del poeta possono risvegliare.

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4 di 5 su 1 recensione

La psicanalisi in mano al professoreDi G. Marco-18 settembre 2010

C'è un libro di Giovanni Pozzi (uno studioso di letteratura italiana) che si chiama "La rosa in mano al professore". Il titolo allude al fatto che la Rosa (cioè la Poesia, cioè la Letteratura), in mano ai professori che la smontano e la sezionano, diventa un'altra cosa. Allo stesso modo questo libro di Santagata (che è anche lui professore, a Pisa, di letteratura italiana) potrebbe intitolarsi "La psicanalisi in mano al professore". La trama è semplice: un famoso professore (non Santagata ma un altro che è un po' lui e un po' no), mentre tiene una lezione su un sonetto di Petrarca, incorre in un lapsus: invece di "Laura" dice "Bubi". Chi è Bubi? Il racconto va avanti su due piani: mentre la lezione prosegue (i due professori - Santagata e il suo alter ego - fanno DAVVERO un commento al sonetto) il professore ricorda alcuni eventi del passato. Alla fine il mistero d Bubi sarà svelato. La cosa più interessante del libro (che è scritto bene e che si legge con piacere) è il modo in cui si svela l'origine del lapsus. Sarà capitato a tutti di notare che quando in un gruppo di persone di cultura medio-alta qualcuno ha un lapsus (magari un po' spinto), c'è di sicuro un altro che, sorridendo, commenta: "Ah, cosa direbbe Freud...", alludendo ovviamente a oscure storie di sesso (meglio se infantili). Ebbene, è questa la vulgata sul lapsus, nonostante l'opera (recente) di ridimensionamento delle prospettive freudiane. Nei fatti, la maggior parte dei lapsus NON sembra avere una radice profonda ma sembrerebbe riconducibile a fattori contingenti. Il professore di Santagata, tuttavia, aderisce perfettamente alla visione tradizionale. Una prospettiva, in fondo, consolatoria. Il mistero può essere svelato, ci dice. La memoria è percorribile a ritroso. La nevrosi può guarire. Ora, chiaramente il lapsus di Santagata, fino a prova contraria, è frutto di invenzione. Non è desunto dall'analisi e non può essere verificato in alcun modo. Quindi, dal punto di vista medico, ha lo stesso valore (cioè poco o nullo) dei tentativi di Freud di psicanalizzare i classici della letteratura mondiale. Ed è questo, per finire, il punto che più interessa: il meccanismo de "L'amore in sé" conferma che una componente importantissima delle costruzioni psicanalitiche è il racconto. Noi "costruiamo" la strada che conduce dai lapsus ai pensieri profondi; non come si costruisce una teoria scientifica, con la possibilità di uno scambio continuo tra realtà e modello, ma esattamente come si costruisce una storia. Nei fatti, è possibile che le cose stiano molto diversamente e che i nostri lapsus, per quanto ci si pensi su, non rivelino nulla. O che rivelino qualcosa di importante solo quando siamo disposti a narrare una storia che ci conduca dal lapsus alla coscienza. Una storia che faccia dimenticare quel che scriveva, nel 1923, un avversario di Freud: "Non dobbiamo chiederci: -Perché dimentichiamo qualcosa?-, ma -Perché ce la ricordiamo?-. La dimenticanza è l'evento abituale, la norma; il ricordarsi è l'insolito, l'anormale." (Rudolf Meringer, Gli errori quotidiani, in S. Timpanaro, La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer, ETS, Pisa, 1992, p. 92).