America, dopo. Immaginario e immaginazione di Alessandro Portelli edito da Donzelli

America, dopo. Immaginario e immaginazione

Editore:

Donzelli

Collana:
Interventi
Data di Pubblicazione:
2002
EAN:

9788879896795

ISBN:

8879896792

Pagine:
165
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Descrizione America, dopo. Immaginario e immaginazione

Difficile, capire l'America. E ancora più difficile, dopo le Twin Towers. Quanti di noi, dopo l'11 settembre, si sono sentiti come stretti in una morsa: da un lato, la storia e la società degli Stati Uniti rappresentate come un incubo totale, un elenco di violenze e ingiustizie; dall'altro, l'America descritta come il baluardo assoluto, il portabandiera della pace e della democrazia - come se il Guatemala e Santo Domingo, il Cile e il Vietnam, il Nicaragua e Panama non fossero mai esistiti. Ma è proprio inevitabile sopprimere pezzi enormi di storia e di realtà? È proprio necessario inventarsi l'inferno per dissentire, o il paradiso per consentire? Fa parte della paranoia "antiamericana" sostenere che la Cia o l'Fbi "non potevano non sapere" dell'attentato e quindi o hanno lasciato fare, o ne sono stati addirittura artefici. Fa parte della paranoia "filoamericana" dire che basta lasciar loro mano libera e gli americani risolveranno il problema con tecnica chirurgica. La verità è che facciamo fatica a pensare all'America come a un luogo popolato da persone in carne e ossa. Anche gli uccisi delle Torri Gemelle rischiano così di svanire in una statistica dei morti e in un pretesto per farne altri. L'America è per la maggior parte di noi un luogo dell'immaginario, non un luogo reale; e le paranoie si reggono su un misto di ammirazione e di terrore, da un lato sull'ignoranza e la disinformazione, dall'altro sul mito dell'onnipotenza e onniscienza. Che poi sono reciprocamente funzionali: se c'è il mito, che bisogno c'è della conoscenza? Se non c'è la conoscenza, a cosa aggrapparsi se non al mito?E se provassimo invece a sostituire a questo immaginario finto e stereotipato una cosa più complessa? Se provassimo a ripartire dalla memoria, dalle "memorie" di quel terribile 11 settembre? Se provassimo - dopo tanta spettacolarizzazione delle immagini mediatiche - a dare ascolto alle parole di quelli che la tragedia se la portano addosso, per vedere come loro immaginano il proprio futuro? Non è questo il modo più autentico per provare a guardare all'America senza servilismi e senza rancori, in una forma più autentica e partecipe, "con gli occhi dell'Occidente"?

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