Albania. Racconti di un cavalleggero

Passa la Storia, con i suoi grandi eventi travolgendo le vite di piccoli uomini e donne che, con l'impressione di subirlo, l'evento, in realtà contribuiscono alla sua definizione e articolazione. E quando tutto è passato, chi ce l'ha fatta rimane a contarsi e a piangere chi non c'è più, e subito dopo vuole dimenticare e ricostruire, e ricostruirsi quanto più possibile dimenticando e recuperando la quotidianità. E allora la narrazione dell'Evento è appannaggio degli Storici e dei grandi protagonisti, siano essi positivi o negativi. Ma quando la Storia ti capita in casa, perché tuo padre è stato militare e poi per anni disperatamente profugo in Albania durante e dopo il secondo conflitto mondiale, passando attraverso peripezie di qualsiasi natura, allora dovrebbe essere quasi un dovere per un figlio raccoglierne la testimonianza: questo è ciò che Ermanno Volterrani lodevolmente ha fatto, facendo parlare l'anziano genitore (e in qualche caso anche la madre) e raccontando l'Evento visto dall'uomo semplice, che non si esprime sul conflitto e sui suoi protagonisti, ma lo vive con riflesso alla sua realtà, dalla quale è stato improvvisamente sradicato un giorno di Gennaio con la ricezione di una cartolina. Quello che ne scaturisce è un racconto di grande semplicità e al tempo stesso una testimonianza e un documento impagabile.