Afa di Giulio Angioni edito da Sellerio Editore Palermo
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Afa

Collana:
Il divano
Data di Pubblicazione:
20 marzo 2008
EAN:

9788838922725

ISBN:

8838922721

Pagine:
260
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Trama Afa

Fra immaginazione e realtà, fra dimensione onirica e stato di veglia, si muove la vicenda di un uomo qualunque in un afoso agosto di una città come tante. Un uomo che credeva di sapere "le cose come sono" in questo mondo finché una donna, improvvisamente sbucata nel buio pesto della notte, non gli si fa accanto aggredendolo con una scenata di gelosia. Della donna conosce solo la voce e le braccia emerse dal buio, ornate da braccialetti muniti di ciondoli tintinnanti che rappresentano personaggi e oggetti della mitologia sarda. Lei stessa ha nominato Tanit, la Venere mediterranea. Da questo episodio iniziale si diparte il filo giallo del mistero in grovigli di accadimenti fino a una inquietante quanto strana morte. Un giallo conturbante questo nuovo romanzo di Giulio Angioni, anche per l'insistente obbligata domanda che attraversa il lettore: da che parte stanno "le cose come sono"? Dalla parte della realtà quotidiana e con piedi a terra in cui sembra volersi radicare il protagonista Josto o da quella dell'evento straordinario che ci rimescola agli dèi? Angioni scrive in una prosa garbata da cui traspaiono la cultura, il senso dell'umorismo, e il grande affetto dell'autore per la sua Sardegna, per le antiche civiltà fiorite nell'isola, per il suo mare, la sua luna, gli affascinanti paesaggi.

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2 di 5 su 2 recensioni

noia allo stato puroDi u. valeria-27 luglio 2010

Un libro imposto per motivi di studio di solito non piace e anche in questo caso è cosi.A parer mio è molto noioso,non è scorrevole e non molto semplice da capire.è tutto un gioco di mistero,di strane presenza,di presagi.

Recensione su AFADi L. Sebastian-16 maggio 2008

Quest' opera narrativa scritta da Giulio Angioni descrive una particolare storia che mischia il presente con un lontano passato, che mette in gioco la relatività della percezione sensoriale con l'astrazione cognitiva di un rapporto tra il mondo razionale e l'irrazionale ignoto che tormenta l'esistenza dell'essere umano sin dalla notte dei tempi. Questa vicenda accade ad un uomo comune, nella sua quotidianità; ed è questo il punto cardine di un racconto che mette in risalto una deresponsabilizzazione del narratore nei confronti della sua storia, ponendosi in una posizione neutrale che si limita a raccontare quest'esperienza un po' fuori dagli schemi lasciando al lettore libertà di interpretare i fatti con una certa elasticità, lasciandolo in grado di definire soggettivamente la veridicità della narrazione. Il personaggio principale è Josto Melis, un giornalista al quale, dopo una cena di lavoro perfettamente di routine, capita un singolare episodio che turba la sua serenità nei giorni a seguire. Al termine della cena, salito sulla sua vettura, una misteriosa donna apre la portiera destra dell'auto saltando sul sedile passeggero con un balzo fulmineo; Da notare una buona cura del particolare che Angioni dimostra rendendo quasi palpabile la ricostruzione di quel presente dettagliando in maniera progressiva ogni sfumatura di cui la scena narrata si arricchisce. Sul sedile dell'auto è l'oscurità a regnare, non riuscendo a vedere il volto della donna, l'attenzione di Josto si focalizza sui sensi che ha a disposizione, captando segnali che diverranno ricorrenti nello svolgersi del racconto. La sua attenzione viene richiamata dalla menzione di una dea antica, Tanìt, di scrigni e di segni, elementi del tutto estranei alla vita di Melis. La donna ben presto va in escandescenza, alimentando una crescente scenata di gelosia nei confronti dello sbigottito giornalista che ad un tratto decide di guardarla negl' occhi, così cerca e accende la luce del cruscotto. La reazione della donna rende giustizia alla tesi dello scambio di persona già ipotizzato dallo stesso Melis perché ella dopo un "gemito che non è un saluto", scomparve in un istante. E tutto dopo aver visto le "cose come sono". Un fitto susseguirsi di emozioni pervadono l'animo del giornalista, che si dimostra dapprima incredulo, poi intimorito, poi incuriosito da quella circostanza così inverosimile. Alla base del suo scetticismo gioca un ruolo fondamentale il suo status percettivo, distorto da qualche bicchiere e da quel caldo afoso che da titolo al romanzo; d'altro canto di emozioni ne è carico il lavoro di Angioni, emozioni regalate ad un lettore sempre più invogliato a divorarsi quei minicapitoli suddivisi con estrema cognizione per dare quest'idea di immersione figurativa della quale questo scrittore si è rivelato maestro. Quest'incontro lasciò un impronta indelebile nella memoria di Josto che si trasformò ben presto in ossessione; quelle parole insieme ai segnali gli si riperquotono nella mente di continuo, distraendolo dal lavoro e dalla sua vita. Il romanzo si svolge attraverso numerosi viaggi introspettivi del protagonista, egli mettendo insieme tutti i segnali e le coincidenze che lo portano all'idealizzazione di qualcosa di soprannaturale, realizza e ci vuole trasmettere quanto sia sottile quel confine tra razionale e irrazionale, tra realtà e mito. Il racconto prosegue incanalando lo svolgersi degli eventi come fa una grondaia con l'acqua piovana, creando uno specifico percorso di ricerca graduale, ma apparentemente così casuale e fluido nel quale Melis viene spinto verso la verità, verso le "cose che sono". Ma come detto prima lo stile dello scrittore vuole dare un'interpretazione flessibile al lettore, che viene messo in grado di intuire sfumature diverse dello stesso finale, giocando sull'ambiguità dei dialoghi e dei monologhi, dando quindi un'impronta soggettiva alle "cose che sono", giocando così su un' interpretazione della realtà che si giustifica nei modelli di pensiero individuali. Elaborato da: Sebastian Lombardino